LA STAMPA DI AGOSTO 2016

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Giornale di Brescia, 08 agosto 2016
Perché la Posta non mi consegna il mio giornale?

Spero decida di pubblicare questa mia breve lettera in quanto il «protagonista» è proprio il Giornale di Brescia.
Vorrei chiedere alla direzione delle Poste di competenza, nello specifico di via Calini in città, perché il portalettere non mi consegna il GdB e soprattutto perché talvolta ricevo il Giornale di un signore di via Monti che sicuramente sarebbe lieto di leggere la sua risposta!
Lei sa bene, Direttore di Poste, che ho già reclamato più volte! Ringrazio per l’attenzione
speranzosa...
Anna Brescia

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CORRIERE DELLA SERA - Domenica 7 Agosto, 2016
«Tenere nel Paese i risparmi italiani Così Poste punta sulle infrastrutture»

Il ceo Francesco Caio: il gruppo può investire tra i 4 e i 5 miliardi nelle grandi opere
di Daniele Manca

Sulla carta è un elefante da 140 mila dipendenti. Con un nome che di certo non richiama alla mente grandi rivoluzioni. Eppure le Poste silenziosamente ma con costanza stanno puntando a realizzare quello che nei piani di Francesco Caio deve essere una delle infrastrutture di un Paese che per essere competitivo deve disporre di una qualità di servizi di sicuro all’altezza delle altre nazioni, se non superiore. Piano non facile. Che si intreccia con una privatizzazione decisa dal governo anche per questioni di cassa, per dare respiro a quel debito pubblico che soffoca le iniziative di sviluppo del Paese. «Ma che però — dice Caio — per noi si è trasformata in una occasione d’oro per misurarci con un severo osservatore delle nostre performance che è il mercato».
Ci siamo quasi per la seconda tranche...
«I tempi non li decidiamo noi, ma se si vuole arrivare pronti in autunno dobbiamo lavorare questa estate».
Ottimista o pessimista? Il mercato non è che sia dei migliori di questi tempi...
«Nonostante i mercati non positivi, gli azionisti mi pare abbiano apprezzato i nostri programmi, trimestre dopo trimestre lanciamo nuovi prodotti, innoviamo le infrastrutture, semplifichiamo la relazione con i clienti».
Il titolo però galleggia attorno al prezzo di quotazione.
«Sì ma dalla quotazione la nostra performance è superiore a quella dell’indice del 20% e non è poco con la crisi dei mercati».
Avete appena presentato la semestrale quali sono i risultati?
«Innanzi tutto continuiamo a crescere sintomo chiaro dell’esecuzione del Piano: crescono i ricavi di circa l’11% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, crescono gli utili, gli investimenti in tecnologia. Crescono anche le masse gestite, buon segno in un periodo come questo».
Si ma c’è difficoltà a capire che cosa sia oggi Poste: logistica, risparmio, assicurazioni, pagamenti, banca...
«Direi che i mercati l’anno compreso bene e ci hanno premiato con decisione dopo i risultati della semestrale: siamo una piattaforma integrata di servizi con la missione di semplificare la vita ai cittadini offrendo a tutti, con la prossimità di uffici e portalettere, una relazione umana di qualità, che migliora, di giorno in giorno, anche grazie al digitale. Perché vede, il digitale non è l’obiettivo è lo strumento industriale per migliorare i nostri servizi ed essere più vicini ai clienti, si parla tanto di digitalizzazione, ma che cosa significa per il cittadino? ».
S’è fatta la domanda risponda...
«Prenda gli smartphone, tra poco sostituiranno in toto i telefoni, di conseguenza tutti i processi cambieranno da come si chiede un documento a come si fa un pagamento e crescerà il rischio della divisione tra chi è in grado di usarli e chi no. Noi possiamo accompagnare tutti verso questo nuovo mondo con servizi semplici che, con tre clic, permettono di trasferire denaro o di saltare le code agli uffici. In questa fase di forte discontinuità il futuro va spiegato alle persone, con semplicità e trasparenza, attraverso la fiducia e le relazioni umane: proprio i valori distintivi di Poste».
Sì ma concretamente?
«Concretamente il flusso fisico e il flusso digitale si stanno avvicinando e compenetrando. I nostri clienti business, grandi o piccole aziende, ci chiedono sempre più spesso, giustamente, non solo di recapitare le loro lettere ma anche di sapere dove sono nel percorso o di consentire ai loro clienti di pagare il pacco alla consegna al nostro portalettere; i cittadini, poi, che hanno comprato con l’e-commerce e che non hanno il portinaio, possono passare in un ufficio postale a ritirarlo. Come vede tenere assieme logistica, pagamenti e reti fisiche è quasi un obbligo. Pagare un bollettino postale e avere la possibilità anche se non si è clienti Poste di avere il proprio archivio online di tutti i pagamenti è un’altra opportunità. Il denaro poi ha il suo futuro nel digitale, perché c’è convenienza a pagare elettronicamente da parte del cliente e beneficio della sicurezza e della tracciatura anche per le aziende».
Sì ma il risparmio, l’assicurazione...
«Partiamo da un fatto, gli italiani hanno affidato a Poste quasi 500 miliardi tra risparmi e conti correnti, da sempre siamo un porto sicuro per il risparmio. Oggi questo significa aiutare i cittadini a capire come ottenere rendimenti dai propri risparmi, in un contesto a tassi a zero. Al momento di investire i 5-10-15 mila euro oggi si devono fare ragionamenti un po’ più complessi del passato scegliendo con attenzione strumenti che vanno spiegati con grande trasparenza. Per questo abbiamo comprato il 10% della società di gestione indipendente Anima. Contemporaneamente, con le giuste spending review di tutti gli Stati europei, si restringono gli spazi di welfare pubblico e allora si dovranno promuovere forme di previdenza integrativa, anche questo significa svolgere un ruolo di coesione sociale».
Ma Poste è ormai privata...
«Con un azionista pubblico di riferimento, Poste resta azienda sociale alla prova del mercato, con la missione di intrecciare, territorio, persone, imprese e cittadini attraverso i nostri servizi. È quello che ci rende una società unica. Anche nel nostro obiettivo di tenere il risparmio degli Italiani in Italia».
Cosa intende per «tenere il risparmio degli italiani in Italia»?
«Alla ricerca di rendimenti è evidente che una compagnia come Poste Vita può allocare tra i 4 e i 5 miliardi dei suoi investimenti in progetti infrastrutturali nei quali impegnarsi. E se questi saranno in Italia ecco che i soldi degli italiani saranno impiegati anche per il Paese. Insomma saremo un elefante, non balliamo ancora il tip tap abbiamo però iniziato con qualche giro di valzer ».