LA STAMPA DI SETTEMBRE 2015

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Brescia oggi - martedì 29 settembre 2015 PRIMAPAGINA, pagina 1
Soppressione delle Poste: uno spiraglio per 15 uffici
A POCHI GIORNI dall´entrata in vigore dei tagli, si riapre la partita sui 7 uffici postali bresciani destinati alla chiusura e sugli 8 che vedranno ridimensionati gli orari di apertura. Una doppia sentenza dei Tar di Toscana e Friuli Venezia Giulia ha «congelato» il piano di ristrutturazione di Poste Italiane. I sindaci dei Comuni bresciani coinvolti dai tagli sono pronti a presentare ricorso. Nell´eventuale azione legale collettiva, l´Acb e la Provincia sono pronte a dare il proprio supporto tecnico. Il sindaco di Leno Cristina Tedaldi guida l´offensiva. «I pronunciamenti del Tar cambiano gli scenari giuridici - osserva -: da soli o con gli altri Comuni siamo pronti a impugnare il piano».

IL CASO. Dopo quelli del Friuli, anche i giudici amministrativi della Toscana bloccano il piano di ristrutturazione. E i sindaci bresciani si mobilitano per salvare i servizi
Uffici postali, il Tar «congela» le chiusure
Si apre uno spiraglio per i quindici sportelli destinati ad essere soppressi o ridimensionati dal 7 ottobre Leno presenterà ricorso con il supporto dell´Acb
Sarà una corsa contro il tempo, ma ora il traguardo sembra a portata di mano: il piano di ristrutturazione della rete di uffici postali bresciani può essere «congelato» in extremis.IL PRONUNCIAMENTO del Tar della Toscana, che allineandosi alla sentenza dei giudici del tribunale amministrativo del Friuli Venezia Giulia ha sospeso gli effetti del programma di tagli di Poste Italiane, apre nuovi scenari anche per gli sportelli della nostra provincia sacrificati sull´altare della «spending review». Il 7 ottobre scatterà la soppressione degli uffici di Botticino Mattina, Castelletto di Leno, Mazzano, Provezze di Provaglio d´Iseo, Brozzo di Marcheno, Cogno di Piancogno e Cogozzo di Villa Carcina.Contestualmente per gli sportelli di San Martino di Desenzano, San Pancrazio di Palazzolo, Incudine, Maderno, Ono San Pietro, Ponte Caffaro, Prestine e Valvestino, entrerà in vigore un ridimensionamento degli orari di apertura. Dalla black-list è uscito lo sportello di Magno di Gardone Valtrompia, unico risultato raggiunto dalla mobilitazione di cittadini ed enti locali e dal Tavolo di confronto regionale. Ora però, tutto potrebbe essere sospeso se, seguendo l´esempio dei Comuni toscani e giuliani, uno o più sindaci dei paesi bresciani coinvolti dalla razionalizzazione impugneranno il piano di Poste Italiane. Le motivazioni delle sentenze del Tar che hanno complessivamente «salvato» 63 sportelli sembrano poter fare giurisprudenza. Quello postale - hanno stabilito i giudici amministrativi - è un servizio universale, le motivazioni economiche non bastano a giustificarne il ridimensionamento. «QUELLA della Toscana è una sentenza importante, che segue e conferma quella del Tar del Friuli Venezia Giulia, aprendo un nuovo scenario favorevole ai piccoli Comuni, soprattutto quelli geograficamente più disagiati - conferma il presidente della Provincia, Pier Luigi Mottinelli -. È chiaro - prosegue - che la necessità di risparmiare per Poste Italiane non può penalizzare un servizio, prezioso soprattutto per chi vive in montagna. La stessa sentenza sottolinea che si deve tenere in seria e doverosa considerazione la situazione geografica e orografica dei singoli territori interessati dal piano di razionalizzazione, nonché le proposte che dovessero giungere dai Comuni inseriti nel piano di Poste Italiane». Nei mesi scorsi Provincia e Associazione Comuni Bresciani avevano incontrato, insieme ai sindaci del territorio interessati dalla chiusura e dalla razionalizzazione degli uffici postali, i dirigenti provinciali e regionali di Poste Italiane. Ma il «Tavolo» bresciano» non aveva portato alle conclusioni sperate. L´azienda aveva infatti comunicato che non ci sarebbe stato margine per rivedere le decisioni prese. «Questo braccio di ferro deve essere regolato dalla giurisprudenza, sempre più chiamata ad intervenire su un tema evidentemente molto sensibile a livello locale - conclude il presidente dell´Associazione Comuni Bresciani, Gabriele Zanni -. Anche il Tar dell´Umbria dovrebbe esprimersi in questi giorni: suggeriamo ai nostri sindaci di promuovere un analogo ricorso al Tar della Lombardia, sulla scorta proprio dei precedenti che si stanno creando». IL SINDACO di Leno guida l´offensiva. «Avevamo già valutato l´opportunità di rivolgerci al Tar per impedire la chiusura di Castelletto - spiega Cristina Tedaldi -, ma non essendoci appigli giuridici, avevamo rinunciato. La doppia sentenza del Tar rimescola le carte e dà sostanza ad un ricorso anche per un paese come il nostro, che non rientra nel novero dei Comuni disagiati. Siamo pronti ad agire anche singolarmente, ma è chiaro che un´azione collettiva sotto l´egida dell´Acb darebbe più forza all´impugnazione del piano di ristrutturazione delle Poste».

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Giornale di Brescia, 26 settembre 2015

Le Poste, la Borsa e l’Italia ignorata
UN SERVIZIO DIMEZZATO
Gianni Bonfadini · g.bonfadini@giornaledibrescia.

Dunque, le Poste vanno in Borsa. Applausi. E dunque - ancora applausi - lo Stato incasserà qualche miliardo, il che, di questi tempi, non guasta. E, in vista di quell’appuntamento (la cosa va a giorni, salvo inghippi), le Poste hanno pensato bene e opportunamente di fare quel che dovevano fare con il sindacato: sistemare il piano industriale, avere tutte le firme per evitare turbolenze che potrebbero rovinare la festa. E ieri, dunque, questo accordo è stato sottoscritto ed è stato presentato. Le agenzie di stampa lo hanno lanciato, come si dice, con questo titolo: «Poste, accordo con sindacati, recapito anche pomeriggio e sabato» il che farebbe immediatamente intendere quel che si legge, ovvero: rispetto ad ora le Poste raddoppiano (all’incirca) il servizio. Aspettate ad applaudire, aspettiamo a trepestare di soddisfazione noi tanti che abitiamo in paesi e paesini, ma anche in medie cittadine. Il postino suonerà due volte al giorno (e persino al sabato), ma solo nei grandi centri urbani, nelle aree a «densa attività postale». E per tutti gli altri? Ciccia... Perchè quel che non viene ricordato è il rovescio della medaglia: a fronte di qualche rara area che avrà il doppio servizio, la gran parte dell’Italia se lo vedrà al massimo confermato o dimezzato. Esattamente così, dimezzato: qui il postino passerà un giorno sì e uno no. In provincia di Brescia, ad esempio, in otto paesi è già così, e in altri sette paesi gli uffici sono stati chiusi. Andrebbe tutto bene, a condizione che non si dica che la posta è un servizio universale e che per questo lo Stato paga, alle Poste, un lauto corrispettivo.

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Poste Italiane, ad Caio indagato per violazione delle leggi sulla sicurezza sul lavoro

Fatto Quotidiano 23 settembre 2015

Secondo il pm Raffaele Guariniello, il documento di valutazione del rischio per i lavoratori sarebbe incompleto. L'azienda, che ha 90 giorni per risolvere le criticità, risponde: "La contestazione si può estinguere con l'adempimento alla prescrizione e il pagamento di un’ammenda"
L’ad di Poste Italiane, Francesco Caio, è indagato per violazione delle leggi sulla sicurezza sul lavoro dalla procura di Torino. Secondo il pm Raffaele Guariniello il documento di valutazione del rischio per i lavoratori sarebbe incompleto. Le mancanze sarebbero emerse da un sopralluogo compiuto in un ufficio postale a Rivoli. Caio avrebbe quindi violato il decreto legislativo 81 del 2008. L’ente adesso avrà 90 giorni per risolvere le criticità del documento, ritenuto troppo generico su rischi strutturali e sul cosiddetto “stress da lavoro correlato”.
Poste italiane in una nota precisa che ” in questi casi, la contestazione si può estinguere con l’adempimento alla prescrizione e il pagamento di un’ammenda”. Il gruppo dovrebbe approdare in Borsa a ottobre ma in questi giorni la Consob ha notificato alcuni rilievi sul prospetto di collocamento presentato in agosto.

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Brescia Oggi - mercoledì 23 settembre 2015 CRONACA, pagina 12
LA SFIDA. Al via sabato nella sede della Cisl una serie di iniziative dedicate all´ingresso dei giovani nel mondo del lavoro
Facework, il festival del sindacato che guarda alle nuove generazioni

Mauro Zappa
Obiettivo affrontare il tema dell´occupazione attraverso cinema, musica, narrativa tecnologia e informazione

Ragionare di lavoro dibattendo di cinema, musica, narrativa, tecnologia e informazione, approfondendo il tema attraverso laboratori focalizzati su come cercare e trovare un´occupazione. «Facework», ideato e realizzato dalla Cisl di Brescia, è «un festival pensato per intercettare i giovani». Enzo Torri, nel presentare l´iniziativa, ha sgombrato il terreno da sospetti di proselitismo: «Non nutriamo l´ambizione di sindacalizzare nessuno, semplicemente vogliamo confrontarci con gli studenti che frequentano le classi quarte e quinte degli istituti superiori oppure l´ultimo anno di un Centro di formazione professionale, giovani che fanno parte di un mondo diverso da quello a cui solitamente guardiamo». Il segretario provinciale della Cisl ha più volte posto l´accento sulla «particolarità di un appuntamento le cui caratteristiche esulano per originalità dall´ambito abituale delle nostre esperienze, occasione propizia per declinare l´argomento del lavoro utilizzando schemi che solitamente non usiamo». IL PLOT delle tre giornate durante le quali si snoderà il festival è stato illustrato da Luisa Treccani partendo da una premessa: «I destinatari sono coloro che il lavoro, fatta salva l´esperienza dell´alternanza tra didattica e studio, lo conoscono unicamente sul piano teorico». La responsabile per la Scuola di Cisl ha ricordato «il coinvolgimento di numerosi istituti superiori della provincia, la collaborazione ricevuta dall´assessorato alle Politiche giovanili del Comune di Brescia, il contributo offerto dallo Ial (l´Ente per la formazione legato a doppio filo al sindacato guidato da Annamaria Furlan) e il patrocinio concesso dalla Loggia, dal Broletto e dalla Camera di Commercio». Il via a Facework verrà dato il prossimo 26 settembre, un sabato che si annuncia ricco di proposte. Nella sede sindacale di via Altipiano D´Asiago si terranno due dibattiti. Il primo alle 10 sarà una riflessione sull´evoluzione del lavoro, osservata attraverso il cinema d´impresa, mentre il secondo, fissato un´ora dopo, si svilupperà in forma di riflessione su internet e sulle opportunità in termini di nuova gestione dello spazio e del tempo. Medesima location per i laboratori (ai partecipanti verrà rilasciato un attestato che potranno far valere per ottenere crediti formativi), il primo dei quali, strutturato per gruppi di massimo venti studenti provenienti da istituti diversi, si articolerà sulla ricerca del lavoro a partire dalla stesura di un curriculum vitae, passando per l´identificazione dell´occupazione più consona ai propri talenti e ai canali più adatti cui rivolgersi per individuarla, arrivando infine al comportamento più efficace da tenere durante un colloquio per ottenerla. L´altro seminario, realizzato in collaborazione con i docenti e i collaboratori di FoppaGroup, sonderà le opportunità insite nella volontà di trasformare la propria personale passione per l´arte in una modalità di reale sostentamento. In periodo di Expo si affronterà anche l´argomento che fa da filo conduttore alla kermesse milanese, rendendolo protagonista di alcune iniziative collaterali i cui dettagli, al pari di ogni altro appuntamento, sono reperibili alla homepage del sito di Cisl (cislbrescia.it). Il gran finale andrà in scena il 2 ottobre, con il concerto programmato alle 17 nell´aula magna dell´Itis, protagonista Charlie Cinelli e il suo personale punto di vista, da prevedere come abitudine ironico, dissacratorio e con venature nostalgiche, sui lavori che il progresso ha cancellato. L´intento dichiarato di Cisl è riuscire a trasformare Facework in un evento a cadenza annuale, magari in sinergia con manifestazioni che già la città ospita, a cominciare da Supernova, l´ormai rodata kermesse sull´innovazione targata Talent Garden.

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Il Sole 24 ore - 20 settembre 2015

Poste svela i dividendi prima dell'Ipo
Nel frattempo la società ha ricevuto questa settimana una richiesta molto articolata di chiarimenti sul prospetto da parte della Consob.

di Laura Serafini
Poste Italiane alzerà il velo sulla politica di remunerazione degli azionisti prima della partenza dell'offerta pubblica di vendita, ipotizzata per il prossimo 12 ottobre. La politica dei dividendi non è stata ancora definita, ma un approfondimento in questo senso è previsto nelle prossime due settimane assieme all'azionista unico, il ministero per l'Economia. L'obiettivo è dare un'indicazione di quale sarà l'orientamento in tema di distribuzione degli utili già nel prospetto informativo, la cui pubblicazione è attesa per il 10 ottobre.
La scelta, che non era affatto scontata, è stata fatta per rispondere alle esigenze degli investitori di lungo periodo, come i grandi fondi pensione nordamericani e i fondi sovrani che il management della società ha incontrato lunedì scorso a New York. La promessa, se così possiamo chiamarla, che è stata fatta dal management agli investitori in questo ulteriore giro di presentazione della società e del piano industriale è quella di un business in grado di generare flussi di cassa sostenibili nel tempo e di distribuire una quantità di utili tale da incontrare la soddisfazione di chi intende restare per un periodo prolungato nel capitale. Quella promessa troverà una prima dimostrazione nel prospetto informativo. Nel corso del 2014, un anno difficile caratterizzato da un'erosione dei ricavi nel comparto dei recapiti (seppure in parte dovuta a una politica di prezzi scontati per cercare di aumentare i volumi), Poste ha comunque generato una cassa operativa (al netto degli investimenti) per 600 milioni. E il dato è destinato a migliorare nel 2015. Se si considera che l'utile netto nel primo semestre 2015 è stato pari a 435 milioni (contro 222 milioni di fine 2014, risultato dovuto però a una serie di one-off straordinarie per pulire il bilancio) è possibile ipotizzare che per la fine dell'anno il risultato netto si attesti tra 800 e 900 milioni, avvicinandosi così a livelli degli esercizi pre-2014. Sulla questione non c'è ancora alcuna indicazione, ma se si immagina un pay-out del 40% (che consenta alla società di reinvestire risorse nello sviluppo delle infrastrutture dell'Information technology, nella logistica e nell'automazione dei recapiti) l'utile dell'azione potrebbe oscillare attorno a 0,2-0,3 euro.
Gli incontri avvenuti la scorsa settimana a New York e a Londra hanno avuto un esito molto positivo. Gli investitori erano curiosi di conoscere a fondo il business di Poste, seppure avessero già ben individuato il percorso di profonda trasformazione che ha portato negli ultimi 10 anni Poste a divenire principalmente un gruppo bancario-assicurativo, in cui solo il 14% del fatturato proviene dal comparto dei recapiti. Il management della società, guidata da Francesco Caio, ha spiegato il modello di business che fa perno su logistica, pagamenti digitali e risparmio gestito e assicurativo. Tutti settori in crescita a livello globale, ma dove l'Italia è molto indietro alla media europea e proprio per questo motivo le possibilità di upside sono maggiori. Gli investitori hanno apprezzato anche il fatto che si sta attuando un turnaround nel comparto postale, dove si investe anche per l'automazione dei processi e per il miglioramento dei servizi. Queste prospettive di business mettono la società in condizioni di garantire la generazione di cassa nel lungo periodo e, di conseguenza, un'adeguata remunerazione degli azionisti. Nel frattempo la società ha ricevuto questa settimana una richiesta molto articolata di chiarimenti sul prospetto da parte della Consob, come del resto è normale in Ipo legate a business complessi come quello di Poste. La società si appresta a completare le risposte ai quesiti entro mercoledì.
Venerdì prossimo, 25 settembre, il management terrà un ultimo incontro con gli investitori a Londra. Poi inizierà una fase di silenzio fino alla partenza del road-show vero e proprio il 12 ottobre. Lunedì 28 settembre gli analisti delle banche del consorzio (Banca Imi, BofA Merrill Lynch, Citigroup, Mediobanca, UniCredit i global coordinator; UniCredit e Imi i responsabili del collocamento, Mediobanca lo sponsor. Rothschild è advisor finanziario di Poste Italiane, Clifford Chance avisor legale. Lazard è advisor finanziario del Mef, Gianni Origoni Grippo Cappelli l'advisor legale) pubblicheranno le ricerche su Poste, che consentiranno di formulare le prime valutazioni, e inizierà la fase di pre-marketing. Dopo quella data il ministero per l'Economia deciderà la quantità di azioni da mettere in vendita (520 milioni se si conferma l'obiettivo di cedere il massimo del 40% del capitale) e la ripartizione tra istituzionali e risparmiatori: queste decisioni verranno ufficializzate entro il 5 ottobre.
Per martedì prossimo è fissata una riunione del consiglio di amministrazione di Poste, in verità ancora interlocutoria. Servirà per l'insediamento dei nuovi comitati endo-consiliare e per fare il punto sull'iter dell'Ipo, anche se il board che fisserà la partenza dell'offerta di vendita si terrà nella prima settimana di ottobre. È probabile che l'ad aggiorni il consiglio sulla situazione economico-finanziaria di Alitalia, di cui il gruppo è azionista, dopo l'uscita dell'ad Silvano Cassano.

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Giornale di Brescia, 12 settembre 2015
Poste, ansia per i giorni alterni nella consegna
In campo anche la Federazione italiana degli editori giornali

Cevo
Continua a far discutere la decisione di Poste Italiane di consegnare la corrispondenza, da ottobre, a giorni alterni (sistema basato sulle due settimane: la prima si recapiterà il lunedì, mercoledì e venerdì e la seconda il martedì e giovedì). Una risoluzione  presa in seguito ai tagli previsti dalla legge di Stabilità 2015 – che l'azienda ha annunciato ai sindaci dei Comuni coinvolti a fine luglio e che oggi sta comunicando anche ai cittadini, con una lettera inviata nelle case di Cedegolo, Cerveno, Cevo, Cimbergo, Corteno, Incudine, Losine, Lozio, Monno, Paisco, Paspardo, Ponte di Legno, Prestine, Saviore, Sellero, Temù e Vione.
La decisione non mette a rischio solo la consegna quotidiana della corrispondenza, ma anche dei quotidiani ed è per questo che sono in atto trattative a livello nazionale tra la Federazione italiana editori di giornali e Poste Italiane per trovare una soluzione che consenta la consegna su sei giorni a settimana. Anche per questo, la prospettiva non è ancora definitiva, con un tavolo di studio al lavoro per individuare soluzioni alternative. Gli editori hanno inviato una serie di dati sugli abbonati alla Federazione, poi inoltrati a Poste.
A favore gioca una recente sentenza del Tar del Friuli, che ha accolto un ricorso proposto da un piccolo Comune della provincia di Udine per annullare il provvedimento con cui Poste aveva chiuso gli uffici in due frazioni.

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CORRIERE DELLA SERA -  Sabato 12 Settembre, 2015
Poste in Borsa, si parte il 12 ottobre
La data prevista per l’avvio del collocamento fino al 40% delle azioni del gruppo Road show di Caio a New York e Londra. Le attese sulla forchetta di prezzo

ROMA Conto alla rovescia per la quotazione di Poste Italiane. La vendita di azioni del gruppo guidato da Francesco Caio inizierà il 12 ottobre, a suggerirlo, del resto, è la tempistica di approvazione del prospetto informativo da parte di Consob. Il filing per il collocamento è stato presentato l’11 agosto e la commissione presieduta da Giuseppe Vegas si riserva sessanta giorni per il via libera, in questo periodo proseguono i contatti con Poste per le integrazioni e le precisazioni del caso. Se tutto fila liscio, dunque, lunedì 12 ottobre dovrebbe partire l’offerta dei titoli, e a seguire nell’arco di un paio di settimane la quotazione a Piazza Affari. L’avvicinamento alla borsa transita per una serie di tappe forzate.
La prossima scadenza è fissata per la prossima settimana, quando lunedì e martedì Caio e il direttore finanziario, Luigi Ferraris, terranno a New York una serie di presentazioni con investitori e banchieri. L’agenda prevede incontri con rappresentanti di fondi istituzionali e fondi sovrani per illustrare il progetto di quotazione (verrà offerto fino al 40% di Poste) e testare l’interesse dei mercati nei confronti della prima privatizzazione di grandi dimensioni del governo Renzi. Dopo New York sarà la volta di Londra: anche qui, nella giornata di mercoledì 16, il giro ha l’obiettivo di sollecitare i potenziali investitori.
Per l’ultima settimana di settembre sono attesi i primi report elaborati dalle banche d’affari. Un passaggio fondamentale perché le valutazioni contenute negli studi degli analisti concorreranno a individuare il valore finale dell’ipo. In merito dovrà esprimersi anche il Comitato privatizzazioni del Tesoro presieduto dal direttore generale di Via XX Settembre, Vincenzo La Via. Poste Italiane finora è stata valutata sommariamente tra 6 e 10 miliardi di euro. L’incasso per il Tesoro oscilla, quindi, tra 2,4 e 4 miliardi. Per il governo l’operazione deve aderire a due obiettivi: fare cassa e intercettare il consenso e la fiducia dei mercati. Ieri Gaetano Miccichè, vicepresidente di Banca Imi (global coordinator del collocamento), si è detto fiducioso che l’operazione «sarà un successo», ricordando inoltre che al mercato retail sarà destinato circa il 40% dell’offerta.
Andrea Ducci

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CORRIERE DELLA SERA  -  Sabato 12 Settembre, 2015
Poste giapponesi, al via la privatizzazione Valgono 104 miliardi di dollari

L’Ipo di Poste italiane a novembre avviene contestualmente a quella di Japan Post Holdings che con le sue unità bancarie e assicurative (Japan post Bank e Japan post Insurance) debutterà alla Borsa di Tokyo il 4 novembre. Si tratta della più grande quotazione nipponica in quasi 30 anni. Quella di Japan Post, infatti, è la più importante privatizzazione del Giappone dopo quella di Nippon Telegraph and Telephone nel 1987. Le tre compagnie dovrebbero raggiungere una valutazione combinata di 104 miliardi di dollari. Il colosso controllato dal Ministero delle Finanze nipponico, oltre a fornire servizi postali, è infatti la più grande cassa di risparmio del Paese e il maggiore assicuratore. Ed è proprio per la vastità del campo di azione del gruppo che il progetto di privatizzazione, di cui si incominciò a parlare nel 2005 con il governo Koizumi, ha preso forma solo da pochi mesi. Non tutta la classe politica era d’accordo sulla privatizzazione, ma alla fine il premier Shinzo Abe l’ha spuntata. Al termine della privatizzazione il governo dovrebbe detenere un terzo di Japan Post.

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Brescia Oggi - domenica 06 settembre 2015 PROVINCIA, pagina 22
PROVAGLIO. La Tesoreria aperta per l´erogazione delle pensioni
Poste di Provezze addio - Un piano contro i disagi
Quando un servizio chiude, la comunità si sente più povera, meno protetta. È così anche a Provezze di Provaglio dove, salvo miracoli dell´ultima ora, l´ufficio postale della frazione provagliese chiuderà i battenti domani. Da alcuni mesi un gruppo di cittadini ha sollecitato la pubblica amministrazione a mettere a punto interventi riparatori. Insomma se l´ufficio postale non si può obbligare a rimanere in loco, almeno si trovino delle soluzioni che ne possano limitarne gli effetti negativi. Una richiesta accolta dal primo cittadino che spiega cosa è riuscito a mettere a punto. «L´amministrazione comunale - spiega il sindaco di Provaglio Marco Simonini - si è subito messa in moto con l´obiettivo di rendere questo disagio e questo disservizio il meno duro possibile. Per questo motivo in accordo con la tesoreria del nostro Comune, si è voluto ampliare il servizio con particolare attenzione alle categorie dei pensionati, utilizzatori più assidui delle poste, ma anche delle famiglie e dei giovani. In sostanza la tesoreria del Comune che fa capo a Ubi Banca di Vallecamonica oltre a tener aperto lo sportello bancario di Provezze il martedì ed il giovedì - conclude il sindaco - aprirà anche il primo di ogni mese per il ritiro della pensione». Certo non sarà come avere un ufficio postale, ma per gli anziani che non hanno mezzi per spostarsi dalla frazione, la disponibilità della Banca di Valle Camonica di aprire anche il primo giorno del mese, potrebbe rappresentare un´opportunità. F.SCO.

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CORRIERE DELLA SERA - Domenica 6 Settembre, 2015
«Poste in Borsa, il piano va avanti»

Caio: è una scelta di politica industriale, non solo finanziaria. Passera? Guarda indietro Da metà settembre via al road show per il collocamento. Quotazione in novembre

DA UNO DEI NOSTRI INVIATI CERNOBBIO L’amministratore delegato di Poste Italiane, Francesco Caio, non ci sta a farsi trascinare nella polemica politica sulla privatizzazione del gruppo che il governo sta portando avanti. Così la replica all’ex ministro e leader di Italia Unica Corrado Passera, che ieri ha definito l’Ipo «un grave errore», è stata nel merito. Caio ne ha approfittato anche per confermare la tabella di marcia che prevede la quotazione in Borsa del 40% tra fine ottobre e inizio novembre.
Ieri Passera — che da top manager è stato l’artefice della trasformazione di Poste — in una lettera sul Corriere della Sera ha criticato la privatizzazione per tre ragioni: «Significa privarsi di un’infrastruttura sociale e amministrativa, di un formidabile strumento di finanziamento del debito dello Stato e dei suoi investimenti e, se sono vere le cifre di cui si parla (6-10 miliardi per il 100%) l’operazione finirebbe per essere una netta svendita di patrimonio pubblico».
«Il ragionamento di Passera mette in luce punti focali veri ma l’ottica è rivolta all’indietro», commenta Caio. «A quelle esigenze rispondono il piano strategico e la quotazione, che sono scelte di politica industriale. Non c’è solo l’esigenza di fare cassa: si tratta di garantire lo sviluppo dell’azienda in maniera sostenibile e inclusiva nei tre pilastri del piano, cioè logistica e corrispondenza, sistema dei pagamenti e risparmio, staccandosi anche in parte dal sostegno statale. La coesione sociale viene soddisfatta con le nuove attività digitali come la app di Banco Posta, esempio di diffusione di nuovi processi digitali fatta in modo semplice e intuitivo». Meno diplomatica la presidente di Poste, Luisa Todini, presente con Caio al workshop Ambrosetti a Cernobbio: «Sono rimasta un po’ sorpresa, mi sembrano cose più dettate da un momento politico-demagogico che altro. Posso solo immaginare che c’è una campagna elettorale alle porte». In serata, la controreplica di Passera: «Le Poste devono garantire a tutti servizi adeguati al minor prezzo possibile, in un quadro, ovviamente, di sostenibilità economica: è palese che la quotazione stravolgerebbe questa finalità».
Il cantiere dell’Ipo comunque non si ferma. La settimana prossima Caio comincerà un roadshow all’estero per presentare la società, per la quale «c’è forte interesse sui mercati finanziari», ha detto Gian Maria Gros-Pietro, presidente del consiglio di gestione di Intesa Sanpaolo che con Banca Imi è global coordinator con UniCredit, Bofa-ML, Citi e Mediobanca, mentre Lazard è advisor del Tesoro e Rothschild di Poste.
Fabrizio Massaro

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CORRIERE DELLA SERA -  Sabato 5 Settembre, 2015
Passera: perché è un errore quotare le Poste in Piazza Affari
di Corrado Passera*

Caro direttore, la quotazione di Poste sembra cosa fatta, ma spero che il governo ci ripensi perché si rivelerebbe un grave errore. La mia contrarietà non si fonda su ragioni “ideologiche”: più volte ho detto che sono favorevole alla privatizzazione di quasi tutte le 10.000 partecipate pubbliche. È la quotazione di Poste ad essere sbagliata, per tre ragioni principali. Errore per i cittadini. Quotare le Poste significa privarsi di un’infrastruttura sociale e amministrativa che assicura il servizio postale universale, servizi di gestione del risparmio e assicurativi nonché servizi universali di pagamento a cittadini e imprese. Inoltre, costituisce sportello della Pa (e in tanti Comuni l’unico). Molti servizi di corrispondenza sono in perdita e in calo di volumi: la liberalizzazione progressiva dei servizi postali porterà a privatizzare i pochi segmenti del mercato profittevoli e a scaricare su Poste i servizi in perdita. La quotazione porterebbe alla riduzione dei servizi nelle zone rurali e marginali favorendone lo spopolamento o forti aumenti dei prezzi. Nel Prospetto lo Stato prende specifici impegni per evitare tutto ciò? Errore per lo Stato. La quotazione può far perdere allo Stato un formidabile strumento di finanziamento del suo debito e dei suoi investimenti. Oggi Poste raccoglie a vario titolo quasi 500 mld contribuendo in maniera diretta o indiretta a finanziare Cdp e Tesoro. Oggi si tende un po’ a “snobbare” questa funzione perché sia lo Stato che Cdp possono raccogliere denaro sui mercati con facilità e a costi complessivi forse anche inferiori, ma siamo sicuri che sarà per sempre così? Siamo sicuri che situazioni di difficoltà sui mercati finanziari non si ripeteranno? È saggio per lo Stato rischiare di privarsi di una fonte di raccolta e di finanziamento degli investimenti di questa importanza? (500 miliardi sono quasi un quarto del debito pubblico). Errore per i contribuenti. Se sono vere le cifre di cui si parla — valutazione del 100% di Poste tra 6 e 10 miliardi — sarebbe un enorme regalo ai sottoscrittori delle azioni e l’operazione finirebbe per essere una netta svendita di patrimonio pubblico! Una forchetta di valutazione così ampia nasconde aspetti non chiari. Sono cifre inadeguate rispetto al potenziale di Poste che, oltre ad essere il principale gruppo “logistico” italiano e la principale rete di pagamenti, contiene la più diffusa rete retail, rappresenta uno dei grandi operatori italiani nella raccolta e gestione del risparmio oltre che una delle principali compagnie di assicurazioni. Per non parlare dell’ingentissimo patrimonio immobiliare e tecnologico accumulato. Ecco perché quotare Poste è un errore: lo Stato perderebbe il controllo di un’infrastruttura sociale insostituibile, di uno strumento di efficientamento dell’intera Pa (dalla digitalizzazione ai servizi di sportello per altre Amministrazioni centrali e locali, dalla posta certificata alle carte dei servizi al cittadino) e di una fonte strategica di finanziamento del debito pubblico e degli investimenti. Gli svantaggi che i cittadini, lo Stato e i contribuenti italiani trarrebbero dalla quotazione di Poste sarebbero ben più alti dell’introito una tantum di 2 o 4 miliardi. Se lo Stato vuole ricavare quei soldi ci sono modi più intelligenti: scorporare e cedere in toto o in parte alcune partecipazioni (es. la compagnia di assicurazioni) oppure valorizzare il patrimonio immobiliare. Se c’è da risolvere un problema di cassa per il ministero dell’Economia, Poste può assicurare una politica di dividendi più robusti senza che lo Stato debba vendere un’azione. E se proprio si vuol vendere una quota a condizioni così favorevoli perché non offrirla almeno prima a Cdp?

*Presidente di Italia Unica

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Brescia oggi - mercoledì 02 settembre 2015 LETTERE, pagina 45

UFFICI POSTALI

L´impegno Acb contro i «tagli»

Egregio direttore, con riferimento all´articolo pubblicato in data 29 agosto 2015 a firma di Alessandro Faliva teniamo a precisare che la nostra Associazione sin dal 2001 si sta interessando dei problemi legati alla chiusura/ridimensionamento degli uffici postali provinciali, così come di alcuni disservizi segnalati dai Comuni con numerose iniziative e prese di posizione tanto nei confronti di Poste italiane quanto nei confronti delle istituzioni superiori. Con riferimento nello specifico al piano di Poste del 2015, sin da marzo ACB ha manifestato, unitamente ai Comuni interessati, la propria contrarietà alle ipotesi di riorganizzazione ventilate, convocando i responsabili provinciali di Poste. Ha partecipato ad un tavolo di confronto convocato in collaborazione con la Provincia di Brescia e Poste italiane, alla presenza dei sindaci dei Comuni interessati dal piano di riorganizzazione di Poste. Allo stesso modo ACB ha partecipato attivamente, insieme ad enti e associazioni dell´autonomie locali, al Tavolo regionale sul «Piano di razionalizzazione di Poste S.p.a.» convocato dal sottosegretario onorevole Nava di Regione Lombardia, portando le ragioni dei Comuni bresciani, in particolare dei piccoli comuni e di quelli di montagna, e raccogliendo dati utili alla trattativa instaurata, dando riscontro di tale azione a tutti i Comuni coinvolti. Rispetto all´esito delle attività del Tavolo regionale e a quanto ottenuto da Regione Lombardia, ACB continuerà nella sua attività di sollecitazione a Poste affinché, nonostante l´obiettivo della stessa sia chiaro ormai a tutti, il servizio pubblico universale venga garantito e consolidato, come auspichiamo sia mantenuta e non sia sporadica o occasionale l´attenzione di quanti politicamente governano il territorio, anche a livelli più elevati, ai quali diamo ampia disponibilità di confronto e supporto, certi che un più autorevole intervento, anche ed in particolare del consigliere regionale Rolfi, possa portare ai risultati auspicati da tutti i Comuni.
Avv. Gabriele Zanni - PRESIDENTE ASS. COMUNI BRESCIANI

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CORRIERE DELLA SERA   - Mercoledì 2 Settembre, 2015
Risparmio, multa Consob da 60 mila euro alle Poste

La Consob ha multato Poste Italiane, l’ex amministratore delegato della società, Massimo Sarmi, e altri quattro dipendenti per aver violato le norme che regolano il settore dei risparmi e degli investimenti, in particolare i «conflitti di interesse e la correttezza della condotta» e la «materia della valutazione di adeguatezza degli investimenti». In particolare Poste Italiane dovrà pagare — per violazioni relative a investimenti tra il 2011 e il 23 maggio 2014 — una sanzione da 60mila euro e Sarmi da 20mila euro. Sanzioni più lievi, invece, per le altre quattro persone che si sono viste comminare sanzioni dai 14 mila ai 5 mila euro. Quanto alla motivazione delle sanzioni — secondo quanto si legge nella delibera della Commissione guidata da Giuseppe Vegas — la Consob rileva che Poste Italiane «in un contesto in cui il servizio di collocamento risultava focalizzato su prodotti emessi dalle società del gruppo Poste e dunque già caratterizzato da una situazione di potenziale conflitto di interessi, ha compiuto scelte strategiche, riflesse nei documenti riguardanti la pianificazione commerciale e i sistemi di incentivazione, tali da orientare, in assenza di adeguata valorizzazione degli effettivi bisogni della clientela, la propria attività di commercializzazione su specifici prodotti o categorie di prodotti (prevalentemente caratterizzati da elevate commissioni up-front)». La società è anche «venuta meno al dovere di dotarsi di procedure, relativamente alla profilatura della clientela, idonee ad assicurare il corretto svolgimento della verifica di adeguatezza connessa alla prestazione del servizio di consulenza». Poste Italiane, dal suo canto, sottolinea la marginalità delle inadempienze riscontrate (riguardanti la precedente gestione e per le quali sono stati adottati i correttivi) vista l’entità delle sanzioni.