LA STAMPA DI SETTEMBRE 2015
Brescia oggi - martedì 29 settembre 2015 PRIMAPAGINA, pagina 1 IL CASO. Dopo quelli del Friuli, anche i giudici amministrativi della Toscana bloccano il piano di ristrutturazione. E i sindaci bresciani si mobilitano per salvare i servizi |
Giornale di Brescia, 26 settembre 2015 Le Poste, la Borsa e l’Italia ignorata Dunque, le Poste vanno in Borsa. Applausi. E dunque - ancora applausi - lo Stato incasserà qualche miliardo, il che, di questi tempi, non guasta. E, in vista di quell’appuntamento (la cosa va a giorni, salvo inghippi), le Poste hanno pensato bene e opportunamente di fare quel che dovevano fare con il sindacato: sistemare il piano industriale, avere tutte le firme per evitare turbolenze che potrebbero rovinare la festa. E ieri, dunque, questo accordo è stato sottoscritto ed è stato presentato. Le agenzie di stampa lo hanno lanciato, come si dice, con questo titolo: «Poste, accordo con sindacati, recapito anche pomeriggio e sabato» il che farebbe immediatamente intendere quel che si legge, ovvero: rispetto ad ora le Poste raddoppiano (all’incirca) il servizio. Aspettate ad applaudire, aspettiamo a trepestare di soddisfazione noi tanti che abitiamo in paesi e paesini, ma anche in medie cittadine. Il postino suonerà due volte al giorno (e persino al sabato), ma solo nei grandi centri urbani, nelle aree a «densa attività postale». E per tutti gli altri? Ciccia... Perchè quel che non viene ricordato è il rovescio della medaglia: a fronte di qualche rara area che avrà il doppio servizio, la gran parte dell’Italia se lo vedrà al massimo confermato o dimezzato. Esattamente così, dimezzato: qui il postino passerà un giorno sì e uno no. In provincia di Brescia, ad esempio, in otto paesi è già così, e in altri sette paesi gli uffici sono stati chiusi. Andrebbe tutto bene, a condizione che non si dica che la posta è un servizio universale e che per questo lo Stato paga, alle Poste, un lauto corrispettivo. |
Poste Italiane, ad Caio indagato per violazione delle leggi sulla sicurezza sul lavoro Fatto Quotidiano 23 settembre 2015 Secondo il pm Raffaele Guariniello, il documento di valutazione del rischio per i lavoratori sarebbe incompleto. L'azienda, che ha 90 giorni per risolvere le criticità, risponde: "La contestazione si può estinguere con l'adempimento alla prescrizione e il pagamento di un’ammenda" |
Brescia Oggi - mercoledì 23 settembre 2015 CRONACA, pagina 12 Mauro Zappa Ragionare di lavoro dibattendo di cinema, musica, narrativa, tecnologia e informazione, approfondendo il tema attraverso laboratori focalizzati su come cercare e trovare un´occupazione. «Facework», ideato e realizzato dalla Cisl di Brescia, è «un festival pensato per intercettare i giovani». Enzo Torri, nel presentare l´iniziativa, ha sgombrato il terreno da sospetti di proselitismo: «Non nutriamo l´ambizione di sindacalizzare nessuno, semplicemente vogliamo confrontarci con gli studenti che frequentano le classi quarte e quinte degli istituti superiori oppure l´ultimo anno di un Centro di formazione professionale, giovani che fanno parte di un mondo diverso da quello a cui solitamente guardiamo». Il segretario provinciale della Cisl ha più volte posto l´accento sulla «particolarità di un appuntamento le cui caratteristiche esulano per originalità dall´ambito abituale delle nostre esperienze, occasione propizia per declinare l´argomento del lavoro utilizzando schemi che solitamente non usiamo». IL PLOT delle tre giornate durante le quali si snoderà il festival è stato illustrato da Luisa Treccani partendo da una premessa: «I destinatari sono coloro che il lavoro, fatta salva l´esperienza dell´alternanza tra didattica e studio, lo conoscono unicamente sul piano teorico». La responsabile per la Scuola di Cisl ha ricordato «il coinvolgimento di numerosi istituti superiori della provincia, la collaborazione ricevuta dall´assessorato alle Politiche giovanili del Comune di Brescia, il contributo offerto dallo Ial (l´Ente per la formazione legato a doppio filo al sindacato guidato da Annamaria Furlan) e il patrocinio concesso dalla Loggia, dal Broletto e dalla Camera di Commercio». Il via a Facework verrà dato il prossimo 26 settembre, un sabato che si annuncia ricco di proposte. Nella sede sindacale di via Altipiano D´Asiago si terranno due dibattiti. Il primo alle 10 sarà una riflessione sull´evoluzione del lavoro, osservata attraverso il cinema d´impresa, mentre il secondo, fissato un´ora dopo, si svilupperà in forma di riflessione su internet e sulle opportunità in termini di nuova gestione dello spazio e del tempo. Medesima location per i laboratori (ai partecipanti verrà rilasciato un attestato che potranno far valere per ottenere crediti formativi), il primo dei quali, strutturato per gruppi di massimo venti studenti provenienti da istituti diversi, si articolerà sulla ricerca del lavoro a partire dalla stesura di un curriculum vitae, passando per l´identificazione dell´occupazione più consona ai propri talenti e ai canali più adatti cui rivolgersi per individuarla, arrivando infine al comportamento più efficace da tenere durante un colloquio per ottenerla. L´altro seminario, realizzato in collaborazione con i docenti e i collaboratori di FoppaGroup, sonderà le opportunità insite nella volontà di trasformare la propria personale passione per l´arte in una modalità di reale sostentamento. In periodo di Expo si affronterà anche l´argomento che fa da filo conduttore alla kermesse milanese, rendendolo protagonista di alcune iniziative collaterali i cui dettagli, al pari di ogni altro appuntamento, sono reperibili alla homepage del sito di Cisl (cislbrescia.it). Il gran finale andrà in scena il 2 ottobre, con il concerto programmato alle 17 nell´aula magna dell´Itis, protagonista Charlie Cinelli e il suo personale punto di vista, da prevedere come abitudine ironico, dissacratorio e con venature nostalgiche, sui lavori che il progresso ha cancellato. L´intento dichiarato di Cisl è riuscire a trasformare Facework in un evento a cadenza annuale, magari in sinergia con manifestazioni che già la città ospita, a cominciare da Supernova, l´ormai rodata kermesse sull´innovazione targata Talent Garden. |
Il Sole 24 ore - 20 settembre 2015 Poste svela i dividendi prima dell'Ipo di Laura Serafini |
Giornale di Brescia, 12 settembre 2015 Cevo |
CORRIERE DELLA SERA - Sabato 12 Settembre, 2015 ROMA Conto alla rovescia per la quotazione di Poste Italiane. La vendita di azioni del gruppo guidato da Francesco Caio inizierà il 12 ottobre, a suggerirlo, del resto, è la tempistica di approvazione del prospetto informativo da parte di Consob. Il filing per il collocamento è stato presentato l’11 agosto e la commissione presieduta da Giuseppe Vegas si riserva sessanta giorni per il via libera, in questo periodo proseguono i contatti con Poste per le integrazioni e le precisazioni del caso. Se tutto fila liscio, dunque, lunedì 12 ottobre dovrebbe partire l’offerta dei titoli, e a seguire nell’arco di un paio di settimane la quotazione a Piazza Affari. L’avvicinamento alla borsa transita per una serie di tappe forzate. |
CORRIERE DELLA SERA - Sabato 12 Settembre, 2015 L’Ipo di Poste italiane a novembre avviene contestualmente a quella di Japan Post Holdings che con le sue unità bancarie e assicurative (Japan post Bank e Japan post Insurance) debutterà alla Borsa di Tokyo il 4 novembre. Si tratta della più grande quotazione nipponica in quasi 30 anni. Quella di Japan Post, infatti, è la più importante privatizzazione del Giappone dopo quella di Nippon Telegraph and Telephone nel 1987. Le tre compagnie dovrebbero raggiungere una valutazione combinata di 104 miliardi di dollari. Il colosso controllato dal Ministero delle Finanze nipponico, oltre a fornire servizi postali, è infatti la più grande cassa di risparmio del Paese e il maggiore assicuratore. Ed è proprio per la vastità del campo di azione del gruppo che il progetto di privatizzazione, di cui si incominciò a parlare nel 2005 con il governo Koizumi, ha preso forma solo da pochi mesi. Non tutta la classe politica era d’accordo sulla privatizzazione, ma alla fine il premier Shinzo Abe l’ha spuntata. Al termine della privatizzazione il governo dovrebbe detenere un terzo di Japan Post. |
Brescia Oggi - domenica 06 settembre 2015 PROVINCIA, pagina 22 |
CORRIERE DELLA SERA - Domenica 6 Settembre, 2015 Caio: è una scelta di politica industriale, non solo finanziaria. Passera? Guarda indietro Da metà settembre via al road show per il collocamento. Quotazione in novembre DA UNO DEI NOSTRI INVIATI CERNOBBIO L’amministratore delegato di Poste Italiane, Francesco Caio, non ci sta a farsi trascinare nella polemica politica sulla privatizzazione del gruppo che il governo sta portando avanti. Così la replica all’ex ministro e leader di Italia Unica Corrado Passera, che ieri ha definito l’Ipo «un grave errore», è stata nel merito. Caio ne ha approfittato anche per confermare la tabella di marcia che prevede la quotazione in Borsa del 40% tra fine ottobre e inizio novembre. |
CORRIERE DELLA SERA - Sabato 5 Settembre, 2015 Caro direttore, la quotazione di Poste sembra cosa fatta, ma spero che il governo ci ripensi perché si rivelerebbe un grave errore. La mia contrarietà non si fonda su ragioni “ideologiche”: più volte ho detto che sono favorevole alla privatizzazione di quasi tutte le 10.000 partecipate pubbliche. È la quotazione di Poste ad essere sbagliata, per tre ragioni principali. Errore per i cittadini. Quotare le Poste significa privarsi di un’infrastruttura sociale e amministrativa che assicura il servizio postale universale, servizi di gestione del risparmio e assicurativi nonché servizi universali di pagamento a cittadini e imprese. Inoltre, costituisce sportello della Pa (e in tanti Comuni l’unico). Molti servizi di corrispondenza sono in perdita e in calo di volumi: la liberalizzazione progressiva dei servizi postali porterà a privatizzare i pochi segmenti del mercato profittevoli e a scaricare su Poste i servizi in perdita. La quotazione porterebbe alla riduzione dei servizi nelle zone rurali e marginali favorendone lo spopolamento o forti aumenti dei prezzi. Nel Prospetto lo Stato prende specifici impegni per evitare tutto ciò? Errore per lo Stato. La quotazione può far perdere allo Stato un formidabile strumento di finanziamento del suo debito e dei suoi investimenti. Oggi Poste raccoglie a vario titolo quasi 500 mld contribuendo in maniera diretta o indiretta a finanziare Cdp e Tesoro. Oggi si tende un po’ a “snobbare” questa funzione perché sia lo Stato che Cdp possono raccogliere denaro sui mercati con facilità e a costi complessivi forse anche inferiori, ma siamo sicuri che sarà per sempre così? Siamo sicuri che situazioni di difficoltà sui mercati finanziari non si ripeteranno? È saggio per lo Stato rischiare di privarsi di una fonte di raccolta e di finanziamento degli investimenti di questa importanza? (500 miliardi sono quasi un quarto del debito pubblico). Errore per i contribuenti. Se sono vere le cifre di cui si parla — valutazione del 100% di Poste tra 6 e 10 miliardi — sarebbe un enorme regalo ai sottoscrittori delle azioni e l’operazione finirebbe per essere una netta svendita di patrimonio pubblico! Una forchetta di valutazione così ampia nasconde aspetti non chiari. Sono cifre inadeguate rispetto al potenziale di Poste che, oltre ad essere il principale gruppo “logistico” italiano e la principale rete di pagamenti, contiene la più diffusa rete retail, rappresenta uno dei grandi operatori italiani nella raccolta e gestione del risparmio oltre che una delle principali compagnie di assicurazioni. Per non parlare dell’ingentissimo patrimonio immobiliare e tecnologico accumulato. Ecco perché quotare Poste è un errore: lo Stato perderebbe il controllo di un’infrastruttura sociale insostituibile, di uno strumento di efficientamento dell’intera Pa (dalla digitalizzazione ai servizi di sportello per altre Amministrazioni centrali e locali, dalla posta certificata alle carte dei servizi al cittadino) e di una fonte strategica di finanziamento del debito pubblico e degli investimenti. Gli svantaggi che i cittadini, lo Stato e i contribuenti italiani trarrebbero dalla quotazione di Poste sarebbero ben più alti dell’introito una tantum di 2 o 4 miliardi. Se lo Stato vuole ricavare quei soldi ci sono modi più intelligenti: scorporare e cedere in toto o in parte alcune partecipazioni (es. la compagnia di assicurazioni) oppure valorizzare il patrimonio immobiliare. Se c’è da risolvere un problema di cassa per il ministero dell’Economia, Poste può assicurare una politica di dividendi più robusti senza che lo Stato debba vendere un’azione. E se proprio si vuol vendere una quota a condizioni così favorevoli perché non offrirla almeno prima a Cdp? *Presidente di Italia Unica |
Brescia oggi - mercoledì 02 settembre 2015 LETTERE, pagina 45 UFFICI POSTALI L´impegno Acb contro i «tagli» Egregio direttore, con riferimento all´articolo pubblicato in data 29 agosto 2015 a firma di Alessandro Faliva teniamo a precisare che la nostra Associazione sin dal 2001 si sta interessando dei problemi legati alla chiusura/ridimensionamento degli uffici postali provinciali, così come di alcuni disservizi segnalati dai Comuni con numerose iniziative e prese di posizione tanto nei confronti di Poste italiane quanto nei confronti delle istituzioni superiori. Con riferimento nello specifico al piano di Poste del 2015, sin da marzo ACB ha manifestato, unitamente ai Comuni interessati, la propria contrarietà alle ipotesi di riorganizzazione ventilate, convocando i responsabili provinciali di Poste. Ha partecipato ad un tavolo di confronto convocato in collaborazione con la Provincia di Brescia e Poste italiane, alla presenza dei sindaci dei Comuni interessati dal piano di riorganizzazione di Poste. Allo stesso modo ACB ha partecipato attivamente, insieme ad enti e associazioni dell´autonomie locali, al Tavolo regionale sul «Piano di razionalizzazione di Poste S.p.a.» convocato dal sottosegretario onorevole Nava di Regione Lombardia, portando le ragioni dei Comuni bresciani, in particolare dei piccoli comuni e di quelli di montagna, e raccogliendo dati utili alla trattativa instaurata, dando riscontro di tale azione a tutti i Comuni coinvolti. Rispetto all´esito delle attività del Tavolo regionale e a quanto ottenuto da Regione Lombardia, ACB continuerà nella sua attività di sollecitazione a Poste affinché, nonostante l´obiettivo della stessa sia chiaro ormai a tutti, il servizio pubblico universale venga garantito e consolidato, come auspichiamo sia mantenuta e non sia sporadica o occasionale l´attenzione di quanti politicamente governano il territorio, anche a livelli più elevati, ai quali diamo ampia disponibilità di confronto e supporto, certi che un più autorevole intervento, anche ed in particolare del consigliere regionale Rolfi, possa portare ai risultati auspicati da tutti i Comuni. |
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CORRIERE DELLA SERA - Mercoledì 2 Settembre, 2015 La Consob ha multato Poste Italiane, l’ex amministratore delegato della società, Massimo Sarmi, e altri quattro dipendenti per aver violato le norme che regolano il settore dei risparmi e degli investimenti, in particolare i «conflitti di interesse e la correttezza della condotta» e la «materia della valutazione di adeguatezza degli investimenti». In particolare Poste Italiane dovrà pagare — per violazioni relative a investimenti tra il 2011 e il 23 maggio 2014 — una sanzione da 60mila euro e Sarmi da 20mila euro. Sanzioni più lievi, invece, per le altre quattro persone che si sono viste comminare sanzioni dai 14 mila ai 5 mila euro. Quanto alla motivazione delle sanzioni — secondo quanto si legge nella delibera della Commissione guidata da Giuseppe Vegas — la Consob rileva che Poste Italiane «in un contesto in cui il servizio di collocamento risultava focalizzato su prodotti emessi dalle società del gruppo Poste e dunque già caratterizzato da una situazione di potenziale conflitto di interessi, ha compiuto scelte strategiche, riflesse nei documenti riguardanti la pianificazione commerciale e i sistemi di incentivazione, tali da orientare, in assenza di adeguata valorizzazione degli effettivi bisogni della clientela, la propria attività di commercializzazione su specifici prodotti o categorie di prodotti (prevalentemente caratterizzati da elevate commissioni up-front)». La società è anche «venuta meno al dovere di dotarsi di procedure, relativamente alla profilatura della clientela, idonee ad assicurare il corretto svolgimento della verifica di adeguatezza connessa alla prestazione del servizio di consulenza». Poste Italiane, dal suo canto, sottolinea la marginalità delle inadempienze riscontrate (riguardanti la precedente gestione e per le quali sono stati adottati i correttivi) vista l’entità delle sanzioni. |