LA STAMPA DI MAGGIO 2016

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Poste: Bernava (Cisl)-Cessione del 29,7% quota del Tesoro è scelta sbagliata e grave danno per il paese

Roma, 31 maggio 2016- "Come Cisl consideriamo scelta sbagliata il via libera del Consiglio dei Ministri al collocamento in borsa della seconda tranche di Poste Italiane, pari a una quota del 29,7% del capitale attualmente in mano al Tesoro". Lo dichiara in una nota il Segretario confederale della Cisl, Maurizio Bernava. "E' un grave errore ed un danno per il paese, un momento di chiusura e di non ascolto agli inviti ed alle preoccupazioni sollevate da più parti ed alle diverse mobilitazioni messe in atto dai lavoratori postali. Siamo infatti di fronte alla più grande azienda pubblica di servizi del paese, di considerevoli potenzialità e prospettive nei vari mercati. Ecco perchè non condividiamo che il Governo si privi di gestire i servizi di una azienda che potrebbe garantire migliori benefici all' utenza ed una significativa redditività come azienda pubblica. Per altro questa decisione rischia di inasprire il conflitto e la mobilitazione sindacale nel settore dove i lavoratori e gli utenti pagano l'inconcepibile abbandono di servizi stretegici e dalla grande valenza sociale".

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CORRIERE DELLA SERA Giovedì 26 Maggio, 2016
Le Poste a Cdp e poi in Borsa, il Tesoro esce E per Metroweb la Cassa sceglie l’Enel
Il Mef conferirà il 35% con un aumento riservato per 2,9 miliardi, il restante 29,7% verrà collocato
La Cassa depositi e prestiti ha scelto Enel Open Fiber come partner per Metroweb. Il consiglio della Cassa ha concesso ieri l’esclusiva all’Enel2 sulla base di una proposta vincolante che ha valutato la società della rete — di cui verrà ceduta una quota di maggioranza — 814 milioni di euro. Lo stesso valore indicato da Telecom nella sua proposta, che in un primo momento era risultata superiore. Il gruppo guidato da Francesco Starace ha però ritoccato la propria offerta riuscendo a convincere la Cdp. E ora sulla banda ultralarga Telecom dovrà vedersela con un nuovo agguerrito concorrente. La prima sfida è già partita, a Perugia dove Telecom ha lanciato, prima in Italia, un piano per fornire connettività fino a 1 Giga (già attivati mille collegamenti ultraveloci) a cui Enel Open Fiber ha risposto con l’annuncio che cablerà 80 mila immobili entro il 2017 con la fibra. I primi due stabili sono stati già allacciati usando la rete Wind mentre Vodafone ha annunciato di aver attivato i primi clienti a 1 giga di velocità nella città umbra. Le due società sono partner commerciali di Metroweb.
La decisione della Cdp è tuttavia solo uno dei passaggi necessari a chiudere l’operazione con l’Enel. Si dovrà pronunciare innanzitutto il consiglio di F2i, che di Metroweb ha la maggioranza. La riunione non è stata ancora convocata: se ne è tenuta una martedì in cui sarebbe stato informato il consiglio sul dossier, ma senza deliberare. F2i potrebbe scegliere di fare cassa e quindi di vendere la propria quota, ma avrà la possibilità di reinvestire parte dell’incasso e quindi partecipare con Enel e Cdp al piano per la banda larga di Metroweb. Cdp infatti avrà il co-controllo di Metroweb insieme a Starace. E resterà a bordo anche Fastweb, che ha l’11% di Metroweb Milano e un diritto di veto sul cambio di controllo, che non eserciterà.
Oltre a deliberare su Metroweb, il consiglio di Cdp ieri ha anche approvato un piano di sostegno da 4,5 miliardi di euro a famiglie e piccole e medie imprese, di cui 2 miliardi per l’acquisto di abitazioni. E ha deciso inoltre di convocare l’assemblea straordinaria per deliberare un aumento di capitale da 2,9 miliardi di euro riservato al ministero Tesoro, funzionale al conferimento di una quota di Poste alla Cassa.
L’operazione di cui si parla da diverse settimane si dovrebbe concretizzare a breve. Secondo lo schema comunicato dal Tesoro, alla Cdp verrà trasferito il 35% del capitale della società guidata da Francesco Caio, accelerando così il percorso di uscita di Via Xx Settembre dal capitale. Uscita che verrà completata con la cessione in Borsa di una seconda tranche, pari al restante 29,7% del capitale di Poste in mano pubblica. Le modalità del collocamento dovrebbero essere decise dal prossimo Consiglio dei ministri.
Per effetto del conferimento la quota del Tesoro nella Cdp passerà dall’attuale 80,1 all’85%, lasciando il 15% del capitale in mano alle Fondazioni in modo da poter tenere la Cassa fuori dal perimetro della pubblica amministrazione. L’acquisizione da parte di Cdp di una quota significativa di Poste viene considerata strategica visto che la società colloca per Cassa le sue emissioni di risparmio: i libretti di risparmio e i buoni fruttiferi postali. Il passaggio della partecipazione non dovrebbe comunque cambiare la governance delle Poste.
Ieri la Cassa ha anche riunito l’assemblea ordinaria per l’approvazione del bilancio, chiuso con 892 milioni di euro di utile netto. Ai soci verrà liquidato un dividendo complessivo di circa 850 milioni di euro.
Federico De Rosa

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Giornale di Brescia, 24 maggio 2016

«Posta, consegna a rischio senza mezzi e personale»

Lo sciopero di ieri

Per i sindacati il lavoro di rilancio di Poste Italiane starebbe portando «non all’ammodernamento ma allo smantellamento dell’azienda». Così ieri circa il 60% di impiegati e operatori postali hanno incrociato le braccia e manifestato a Milano - in 2mila - in piazza Affari. Sede scelta non a caso, perché, ha spiegato il segretario di Slp Cisl Brescia, Giovanni Punzi, «tra i motivi della protesta c’è la nuova quotazione in Borsa della spa»,che per i sindacati «accresce il rischio di scissione tra Banco Posta e servizio di recapito. L’altro motivo di malcontento - ha continuato Punzi  - sono le carenze che stanno accompagnando l’avvento della distribuzione della posta a giorni alterni, che a Brescia inizierà il prossimo ottobre, dopo l’esperimento portato avanti in questi mesi nei due uffici pilota di Edolo e Breno». «Per farlo in modo corretto - continua il segretario - ci vorrebbero più personale e più mezzi, che l’azienda non manda, e servirebbe il rispetto dell’accordo sulla corrispondenza, che dovrebbe arrivare ai portalettere già sistemata, come promesso dopo l’ingrandimento delle zone di consegna. Poco positivo - per Punzi – anche il progetto del postino telematico», come in ribasso sarebbero «i flussi dell’e-commerce». Negli ultimi cinque anni nel Bresciano si sono chiusi definitivamente 23 uffici postali, e con il taglio di 180 postini previsto per fine anno, la riduzione del personale raggiungerà quota 500. F.A.

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CORRIERE DELLA SERA Mercoledì 25 Maggio, 2016
Poste, il Tesoro accelera sul trasferimento del 35% a Cdp In Borsa una seconda tranche

Il governo sta predisponendo la quotazione in Borsa della seconda tranche di Poste Italiane. Un percorso che segna la prima tappa in occasione del consiglio di amministrazione di oggi di Cassa depositi e prestiti. Il piano, del resto, prevede che in vista dell’operazione il Tesoro (azionista al 65% di Poste) conferisca una quota del 35% proprio a Cdp con l’obiettivo di valorizzare la storica intesa industriale (la raccolta del risparmio postale) tra il gruppo guidato da Francesco Caio e l’istituto di Via Goito. All’esame del board di Cdp, presieduto da Claudio Costamagna, i dettagli del progetto con la transazione per il trasferimento del 35% di Poste. In sintesi il Tesoro, una volta chiusa l’operazione, vedrebbe salire la propria partecipazione in Cdp vicino all’85% (oggi è all’80,1%), mentre le fondazioni bancarie si diluirebbero rispetto all’attuale quota del 18%. Nel piano complessivo è incluso il destino del 30% di Poste che resta in capo al Tesoro: una seconda tranche da destinare al mercato per incassare almeno 2,5-3 miliardi di euro.
Andrea Ducci

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Giornale di Brescia, 19 maggio 2016
Sos posta: «Niente portalettere per settimane»
I cittadini: «Ci arrivano bollette già scadute» Il sindacato: «Colpa dell’organizzazione»

Non si sono ancora spenti gli echi dei problemi di recapito denunciati dai cittadini del quartiere Fiumicello, che arrivano altre segnalazioni da via Chiusure. Le testimonianze riferiscono di una situazione preoccupante: portalettere che non passano dalle abitazioni per intere settimane, bollette che arrivano a destinazione già scadute da una decina di giorni, o raccomandate in giacenza di cui non si viene nemmeno avvisati. A parlare più nel dettaglio dei guai postali della popolosa via cittadina è la signora Anna, pensionata, che si è presa a cuore il caso di via Chiusure rappresentando idealmente decine di vicini e concittadini.
La testimonianza. «Ho visto il portalettere mercoledì mattina dopo una ventina di giorni buoni in cui non mi riusciva più di incontrarlo – racconta -. Qualche volta mi sarà anche sfuggito per distrazione, ma la scarsità dei passaggi è testimoniata dalla bolletta che mi ha lasciato ieri,18maggio: scadeva mercoledì 11, quindi sette giorni prima. No, non si tratta di portalettere che cambiano, ma di portalettere che proprio non passano. Non mi sbaglio. Prima li vedevo a giorni alterni, adesso mancano per decine di mattinate. La cosa – continua la signora Anna - è allarmante, perché la Posta ha ancora l’incarico di consegnare materiale importante e delicato, che dovrebbe arrivare nelle mani giuste in tempi accettabili. A questo punto, piuttosto che continuare in questo modo, sarebbe opportuno che qualcuno dall’ufficio ci avvisasse della corrispondenza in giacenza per consentirci almeno di andare a ritirarcela».
Il sindacato. Se da Poste Italiane si limitano ad assicurare una «verifica della situazione reale quanto prima», qualche osservazione in più arriva dal sindacato postelegrafonico della Cisl. «Sappiamo di problemi nella zona di via Chiusure dovuti all’assenza del portalettere titolare - spiega il segretario di Brescia, Giovanni Punzi -. Qualche piccolo aggravio potrebbe essersi innescato per via dello sciopero delle prestazioni straordinarie, programmato dalla fine di aprile al termine di questo mese. Escludo però che questo possa implicare mancate consegne che si protraggono per giorni. In questi casi se l’addetto non passa oggi, passa domani, non più tardi. Credo quindi - conclude il sindacalista - che i disguidi siano imputabili all’organizzazione aziendale».

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Giornale di Brescia, 17 maggio 2016
A Fiumicello la posta arriva col contagocce

Desidero rendere noto, attraverso il suo giornale, un disservizio che si sta verificando nel quartiere di Fiumicello, dove risiedo. Nelle ultime settimane il recapito della corrispondenza non viene più effettuato con la dovuta frequenza e
regolarità: io non ricevo da due settimane le riviste a cui sono abbonata; altre persone stanno aspettando documenti importanti dall’Agenzia delle Entrate, richiesti parecchio tempo fa. Fino ad oggi l’attesa si è rivelata vana! Non mi risulta che questa situazione si verifichi in altri quartieri della città, dove risiedono miei parenti. Mi auguro che vengano superate quanto prima le cause di questa incresciosa disfunzione.
Adriana Galizzi Brescia

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Brescia Oggi - lunedì 16 maggio 2016 LETTERE, pagina 53
VALCAMONICA
Le Poste, la corrispondenza e i libretti di risparmio
Egregio direttore, mi trovo «costretto» a chierderle nuovamente ospitalità. Poste Italiane in questi giorni sta mandando attraverso i media una pubblicità nella quale si esalta «la prima volta»; all'incirca 8 mesi fa inviavo una raccomandata con ricevuta di ritorno a Milano per una scadenza assicurativa; raccomandata mai arrivata e sono stato rimborsato con 30 euro da Poste Italiane per il disguido (senza peraltro verificare a quanto ammontasse il danno causato da questa che ora chiamo inefficienza): 3 mesi fa devo inviare una disdetta per un contratto telefonico con una compagnia telefonica con recapito in Canada; raccomandata con ricevuta di ritorno (costo di circa 8 euro) e a tutt'oggi della ricevuta di ritorno nessuna notizia. La posta al mio paese è distribuita in giorni alterni, e già questo non è il massimo, però se da un paese distante dal mio 8 km una lettera contenente un estratto conto è spedita il 9 marzo e viene recapitata l'11 aprile mi sembra che si possa dire senza tema di smentita che qualche cosa non funziona. Continuo; a gennaio 2015 l'impiegata dell'ufficio postale del mio paese si attiva (a volte anche insistendo forse più del lecito) per convincere i titolari di libretti di risparmio postale a sostituirli con un nuovo libretto più remunerativo in materia di interessi... Bene: a gennaio 2016 la poco gradita sorpresa di vedersi riconosciuti interessi praticamente inesistenti a fronte di spese di tenuta conto che sul vecchio libretto di risparmio non erano contemplate. «Non si preoccupi signora», la risposta data alle rimostranze dei titolari del libretto, adesso compiliamo un modulo nel quale chiediamo spiegazioni e vedrete che in alcuni giorni l'equivoco sarà chiarito e vi sarà riconosciuto quanto di vostra spettanza; siamo a metà maggio, ma di spiegazioni - né tantomeno di euro - nemmeno l'ombra. Tutto questo per evidenziare che prima di propagandare tanto la «prima volta», le Poste dovrebbero mantenere almeno le promesse fatte; a proposito: visto il trattamento ricevuto. alcuni clienti avrebbero deciso di farsi restituire i loro denari. Purtroppo Poste Italiane non sembrano entusiaste dell'idea e approfittando del fatto che il più delle volte si tratta di persone anziane con pretesti vari restituiscono con il contagocce i soldi depositati. Non ho titolo per giudicare se l'attuale governance stia o no facendo il bene di Poste Italiane, di sicuro non sta svolgendo un servizio degno di tal nome nei confronti dei cittadini italiani e questo non è giusto. Purtroppo quando i cittadini sono costretti a subire queste inefficienze significa che anziché progredire si regredisce tornando indietro almeno di parecchie decine di anni , quando però a giustificazione dei disservizi vi era una tecnologia nemmeno lontanamente paragonabile all'attuale.
Antonio Franzoni VALCAMONICA

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CORRIERE DELLA SERA Mercoledì 11 Maggio, 2016

Poste, ricavi in crescita del 14% Caio: avanti con gli investimenti e con l’attuazione del piano

Un trimestre a doppia cifra. Poste Italiane archivia il primo quarter dell’anno centrando una crescita sul fronte dei ricavi (+14,2%), del risultato operativo (+16,1%) e dell’utile netto (+18%). Dati che consentono all’amministratore delegato, Francesco Caio, di evidenziare il «buon progresso» del gruppo in aderenza con quanto indicato nel piano industriale. L’intento, del resto, è consolidare nel mercato l’idea di un’azienda che cambia pelle centrando gli obiettivi di crescita fissati alla vigilia della quotazione in Borsa. Un messaggio strategico in vista di un’eventuale nuova tranche di Poste Italiane, laddove il ministero dell’Economia stabilisse di privatizzare un’ulteriore quota del gruppo. Tornando ai risultati i ricavi del primo trimestre sono pari a 9,8 miliardi di euro e l’utile netto segna 367 milioni. Il conto economico di Poste Italiane nei primi mesi dell’anno ha beneficiato, tra l’altro, di una «positiva dinamica» del risparmio postale e della raccolta di BancoPosta sui conti correnti. Un effetto in parte dovuto al raffreddamento della fiducia dei risparmiatori all’indomani del default delle banche salvate dal governo. A trainare i conti anche Poste Vita con ricavi in aumento del 20% (le riserve tecniche che hanno raggiunto quota 106 miliardi di euro). Continua, invece, a faticare il comparto dei servizi postali con il fatturato in calo del 4,8%.
Andrea Ducci.

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CORRIERE DELLA SERA  Domenica 8 Maggio, 2016

«Risparmio gestito e digitale Così reinventiamo gli uffici»
di Daniele Manca

Francesco Caio probabilmente non se l’aspettava di dover essere lui a immaginare possibili alternative italiane a Jeff Bezos. Tanto meno di guardare alla PayPal, inventata da Elon Musk, come modello possibile. E di farlo non avendo a disposizione una start up ma un elefante che deve, come disse una volta, era il 2003, l’allora capo di Ibm, Lou Gerstner, «imparare a ballare». Soprattutto se si devono garantire 140 mila stipendi tutti i mesi .
Concorrenti di Amazon, modelli come PayPal. Le Poste possono essere tutto questo grazie però al fatto di avere più anime…
«Qualcuno ci ha persino rimproverato per questo. La realtà è che stiamo correndo. Che facciamo tre mestieri: la posta, i pagamenti e gestiamo il risparmio».
E come dicono gli economisti con un business sussidiate l’altro…
«Dovevamo restare fermi? Ci troviamo di fronte a un mondo che cambia velocemente. E altrettanto velocemente quelle che erano solo lettere sono diventate anche pacchi (l’e-commerce), il bollettino postale è diventato anche un conto e una carta di pagamento, il buono fruttifero si è trasformato in risparmio gestito».
Ma non sono troppe anime?
«Sono tre anime. Che ci hanno obbligato al cambiamento, seppur sotto l’ombrello protettivo di un marchio e di prossimità data dai 13 mila sportelli. Non sottovaluti questo intreccio tra spazi e digitale».
E chi lo sottovaluta? Anzi, spesso i vostri concorrenti dalle banche ai gestori di risparmio lamentano l’onnipresenza…
«Siamo concorrenti… Ma al di là delle battute, la grande trasformazione digitale, che è continua, che fa sì che l’azienda si modifichi momento dietro momento che la filiera industriale sottostante cambi anch’essa, deve tenere conto del fatto che non tutto il mondo sarà digitale» .
Ma come, tutti parlano solo di digitale.
«Quella paradossalmente è la parte facile, la parte difficile è duplice. Primo, il digitale non è più un gadget ma un nuovo paradigma industriale che richiede cambiamenti profondi dei processi, dei sistemi e della cultura. Come per l’alta velocità ci vogliono nuovi binari per far correre i treni. Secondo, bisogna combinare il digitale con le persone. I nostri 140 mila colleghi ma soprattutto i milioni di clienti. Nei nostri uffici stiamo digitalizzando pagamenti e transazioni per dedicare tempo delle nostre persone a relazioni più continue con i clienti . Di fronte al fatto che i tassi siano a zero (interessi e per di più prezzi in discesa), la nostra responsabilità è quella di far capire a un risparmiatore che i rendimenti non possono essere gli stessi di quando buona parte di essi venivano mangiati dall’inflazione» .
Sì, ma concretamente?
«Concretamente i 110 miliardi di riserve tecniche delle nostre polizze che prima erano investiti in titoli di stato per l’80%, dovranno avere anche altre destinazioni. È nel rapporto con il cliente, fisico spesso, che si può spiegare questo. E dove se non nello spazio ufficio postale?» .
E, ripeto, il digitale?
«Ancora concretamente attraverso la nostra Poste Pay passa il 25% dell’e-commerce italiano. Una sorta di nuova PayPal. Ma mentre diventiamo partner delle piccole e medie imprese che utilizzano il nostro sistema di pagamento elettronico, allo stesso tempo il ritiro del pacco può avvenir presso un ufficio postale» .
E così mantenete il contatto con il cliente …
«Certo, le parrà banale, deve tenere conto però che è sempre più difficile consegnare pacchi in palazzi dove i portinai sono stati sostituiti da imprese di pulizia e citofoni…Come vede la fisicità si accompagna continuamente allo sviluppo digitale» .
Perché ora sì e ieri no?
«Perché il cambio di paradigma è stato dato dallo smartphone che è sempre più l’interfaccia dei clienti. Il wifi negli uffici postali è anche questo: il fisico della presenza di impiegati e clienti nello stesso luogo, la possibilità di essere connessi» .
In tutto questo, le lettere che fine hanno fatto?
«Stiamo avviando la consegna a giorni alterni» .
Ma siete pagati per fornire il servizio universale.
«Un quarto di qualche anno fa».
Le lettere sono diminuite.
«E con loro anche i soldi del servizio universale e questo facendo in modo che le persone che prima facevano i portalettere non venissero messe da parte».
Ma i sindacati, che alle Poste contano e tanto, cosa dicono?
«Tutto questo non si fa senza un dialogo franco con chi rappresenta i lavoratori. Sapendo entrambi che alcune cose possiamo deciderle noi, altre le decide il mondo che ci circonda» .
Il famoso mercato?
«No, banalmente il fatto che abbiamo in tasca degli smartphone appunto invece che semplici telefoni. Che nella Silicon Valley si sta studiando l’auto che si guida da sola, vado avanti?»
E l’essere andati in Borsa vi ha aiutati?
«Io sono soddisfatto. Il prezzo nonostante i cali di Borsa è rimasto pressoché quello della quotazione il che significa una performance del 17% circa, meglio dell’indice. E la quotazione costituisce un impegno con il mercato di indipendenza, trasparenza, qualità . Anche un protezione quindi dal pericolo di depauperamento del valore aziendale di Poste, la sua anima, il suo futuro e quello dei suoi dipendenti; ci ha già aiutato ad accelerare il cambiamento, sarà la bussola per proseguire nel nostro lavoro» .
Ma c’è chi dice che con Japan Post i giapponesi abbiano fatto guadagnare di più al governo.
«Hanno preferito spezzare in tre l’azienda. Noi siamo convinti che l’unitarietà di Poste sia un grande valore per il Paese, per i clienti e per l’azienda e pensiamo che il nostro modello sia migliore. Non sempre all’estero l’imbroccano giusta» .