LA STAMPA DI APRILE 2013

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Giornale di Brescia, 30 aprile 2013
Il postino è telematico in 37 paesi bresciani

I cittadini possono pagare da casa i bollettini e le spedizioni in contrassegno
Pagare da casa le bollette e le spedizioni in contrassegno è possibile. Grazie al «postino telematico». Succede in 37 comuni della nostra provincia: Angolo Terme, Artogne, BassanoBresciano, Castelcovati,  Castrezzato, Chiari, Coccaglio, Cologne, Comezzano Cizzago,  Corteno Golgi,  Darfo Boario Terme, Edolo, Esine, Ghedi, Gianico, Incudine, Malonno, Manerbio, Monno, Montirone, Offlaga, Palazzolo sull’Oglio, Pian Camuno, Piancogno,  Ponte di Legno, Pontevico, Pontoglio, Quinzano d’Oglio, Roccafranca, Rudiano, Sonico, Temù, Urago d’Oglio, Verolanuova, Verolavecchia, Vezza d’Oglio e Vione.
I «postini telematici» in servizio in questi paesi sono ovviamente muniti di palmare e stampate. In Lombardia sono ormai 3.100 su un totale di 5.700 portalettere. Di questi 1.250 sono muniti anche di Pose quindi possono erogare servizi come il pagamento dei bollettini e delle spedizioni in contrassegno tramite Postamat o Postepay ed anche effettuare ricariche telefoniche. In futuro proprio grazie al palmare e ai Pos i «postini telematici» avranno anche la possibilità di fornire servizi a valenza sociale come il pagamento dei ticket sanitari e di pratiche amministrative. Grazie a questa iniziativa il privato, il professionista e le imprese
possono disporre di servizi di corrispondenza su misura e pagare bollettini di conto corrente
rimanendo comodamente a casa o in ufficio. Basta prenotare la visita di un portalettere al numero verde gratuito: 803.160. Non solo: il cliente può concordare con il portalettere munito di palmare l’impostazione occasionale o periodica di quantitativi definiti di posta ordinaria o registrata utilizzando le offerte disponibili. Il giorno successivo il postino consegnerà al cliente la ricevuta della corrispondenza.

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Giornale di Brescia, 28 aprile 2013

I disservizi postali e quel romantico esercizio dello scrivere lettere

Da più di due mesi, la cassetta delle lettere posta in via G. B. da Farfengo, all’altezza del numero civico 65/d, è completamente fuori uso. La direzione Poste Italiane di piazza Vittoria è inaccessibile. Il Centro di meccanizzazione di via Dalmazia non è competente. Brescia 11, attraverso la responsabile, mi liquida indicandomi un numero verde che, a sua volta, mi indirizza ad una casella postale di Roma per i reclami. Le Poste Italiane offrono prodotti ottimi (finanziari) ma, prossimamente, anche cartocci di popcorn da sgranocchiare per affrontare l’attesa delle lunghe code agli sportelli. Possibile che in tutto l’apparato postale non vi sia un fabbro o un meccanico che, per un colpo d’ala della direzione, risolva il problema? L’immagine delle Poste Italiane non ne esce bene!
Antonio Maggi

Il signor Antonio ci perdonerà se, pur comprendendo appieno il suo disagio e la sua amarezza, li trasformeremo in un piccolo amarcord, venato da una sottile patina di tristezza. Quel suo gesto, imbucare una lettera (reso impossibile da irrisolvibili, così pare,
problemi di natura meccanica) accende le candele del ricordo in un’epoca, la nostra, illuminata a giorno dai led fluorescenti della comunicazione moderna. Se già pareva che gli sms dei telefonini attentassero alla vecchia pratica della scrittura, condannandoci – quasi sempre per pigrizia - ad un uso stenografico dell’italiano, oggi siamo completamente calati in un baratro di chip e linguaggi macchina. Sofisticati tablet ci agganciano alle e-mail in ogni momento delle nostre giornate, convincendoci che la raggiungibilità costante sia la sola virtù di questi tempi folli e vorticosi. Cinguettii e post,
videomessaggi e whatsappamenti (oddio, che neologismo... chissà cosa direbbe il «Devoto-Oli») strappano con puntualità cibernetica i vecchi fogli bianchi, rendendo penne e matite oggetti da museo della comunicazione. Ed eccoci di nuovo a Lei, signor Antonio. Alla sua lettera in carta e inchiostro, con la data in alto a destra, l’intestazione «spett.le Direttore» e tutto lo sforzo - perché adesso chi ci è più abituato – cui costringe l’interpretazione della grafia di un’altra persona. La immaginiamo imbufalito, sdegnato,
che si prende del tempo per vergare in bella copia la sua missiva. Ve lo ricordate, vero, cosa significa stare attenti alle sbavature dell’inchiostro, o alla comprensibilità delle parole? Scrivere a mano è questo: equivale infatti a prendersi del tempo, soppesare le parole, a concedersi il lusso di aspettare i termini giusti. Niente barre spaziatrici, cancellazioni, cuoricini e faccine. O meglio, si possono fare, ma sono decorazioni
da amanuensi. Da quanto non scriviamo più una lettera a qualcuno? Per abbracciarlo, chiedergli notizie sulla sua salute, comunicargli qualche bella novità. Il senso dell’attesa, così, diventa doppio: lo prova che scrive e poi, imbucata la lettera, attende trepidante una risposta. Ma volete mettere le sensazioni di chi attende l’arrivo del postino, poi si mette seduto, apre con delicatezza la busta e dispiega davanti a sé il foglio scritto? Non esiste soddisfazione più grande, perché solo le cose tanto desiderate possono essere godute appieno. Da ragazzini, in vacanza, oltre al telefono a gettoni (qui la nostalgia diventa quasi paradossale...), potevamo comunicare con la nostra famiglia solo con lettere o cartoline. Oggi no, non scriviamo. Facciamo report minuto per minuto, corredati da foto, link, simboletti che sanno anche essere irritanti. No, signor Antonio. Non pretendo di aver cancellato il suo disappunto. Ma si goda questo suo essere... uomo di lettere in un mondo che non ritiene utile fermarsi al cospetto di una penna e di un cartaceo spazio bianco. E, soprattutto, scriva, scriva, scriva. Continui a farlo, a dispetto delle cassette scassate, delle poste che non le danno le risposte che si aspettava. E del fatto che, magari, dovrà girare mezza città per imbucare le sue lettere. C’è qualcuno che le sta aspettando.
ro. ramp.

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Brescia Oggi - sabato 27 aprile 2013 provincia pagina 23

SERVIZI. Dotati di palmare e «pos» consentono pagamenti a domicilio
Postini telematici, si parte Una novità per 37 comuni

Prima c´è stato l´addio alle code agli sportelli con la diffusione dei pagamenti on line; e adesso non è più necessario neppure accendere il computer, perchè la nuova figura del «postino telematico» sta facilitando ulteriormente le cose; anche e soprattutto, naturalmente, a chi il pc non ce l´ha.
Parliamo della grande novità che permette ai cittadini l´opportunità di ricevere direttamente a domicilio alcuni servizi di Poste Italiane.
In 37 comuni del Bresciano, infatti, da oggi si possono pagare direttamente a 136 portalettere in servizio (e normalmente incaricati della consegna della corrispondenza) le bollette, le spedizioni in contrassegno ed effettuare anche ricariche telefoniche e di carte prepagate. Succede perchè gli addetti dell´azienda se ne vanno in giro dotati di palmare, e in molti casi anche di «pos» ambulante.
I postini dotati del primo strumento (e di stampante allegata) operativi su tutto il territorio della Lombardia sono ormai circa 3.100 su un totale di circa 5.700. E di questi circa 1.250 sono muniti anche dello strumento per i pagamenti con carte magnetiche, e quindi possono erogare servizi come il pagamento dei bollettini e delle spedizioni in contrassegno via Postamat o Postepay. E anche, apunto, effettuare ricariche telefoniche o della carta Postepay.
DOVE È DIVENTATA operativa questa opzione nel territorio provinciale?
I 37 paesi del Bresciano nei quali entra in funzione la nuova versione telematica dei portalettere spaziano su tutto il territorio e sono, in ordine alfabetico, Angolo Terme, Artogne, Bassano Bresciano, Castelcovati, Castrezzato, Chiari, Coccaglio, Cologne, Comezzano Cizzago, Corteno Golgi, Darfo Boario Terme, Edolo, Esine, Ghedi, Gianico, Incudine, Malonno, Manerbio, Monno, Montirone, Offlaga, Palazzolo sull´Oglio, Piancamuno, Piancogno, Pontedilegno, Pontevico, Pontoglio, Quinzano d´Oglio, Roccafranca, Rudiano, Sonico, Temù, Urago d´Oglio, Verolanuova, Verolavecchia, Vezza d´Oglio e per finire Vione.

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FAILP - SAILP - UGL hanno firmato l'accordo nazionale sulla riorganizzazione di SP e ieri hanno manifestato in Prefettura a Brescia, insieme alla UIL per i tagli previsti al CMP e al recapito bresciano!
Peccato che dal 28 febbraio 2013 non abbiamo letto nessun documento di dissenso, di queste O.S. indirizzato alle loro Segreterie Nazionali per protestare circa i tagli previsti per Brescia unitamente a quelli stabiliti per le altre realtà del paese.
Riuscirà il Prefetto o il Sindaco di Brescia ad evitare detti tagli?

Giornale di Brescia, 09 aprile 2013
Poste, sindacati in Prefettura: "No ai tagli"

No al taglio di 162 posti al Centro meccanizzato di via Dalmazia. No al declassamento dello stesso Cmp in "Prioritario"con il ritorno allo smistamento manuale. E no alla riduzione
di 86 zone di recapito (e portalettere) bresciane. Contrarie all'accordo nazionale siglato dalle principali forze sindacali postali, le segreterie provinciali Uilposte, ConfsalCom, UglCom e Failp Cisal sono salite ieri in Prefettura a consegnare un documento con le ragioni del loro dissenso "Non accettiamo che un'azienda in attivo nel 2012 per 1.032 milioni di euro elabori piani per ridurre i servizi e il personale - ha spiegato il segretario Uil, Vito De Rose - visto che nel Bresciano tra recapito e sportelli siamo in deficit di almeno 100 persone".
"In più troviamo assurdo - gli ha fatto eco il segretario Failp Nino D'Angelo - che si pensi di accaparrarsi il mercato dell'e-commerce e ci si muova per smantellare un Centro meccanizzato di smistamento della merce: è un controsenso". f.a.

IN PREFETTURA TAGLI ALLE POSTE. IL SINDACATO PROTESTA
Protesta ieri mattina in Prefettura dei lavoratori postali dei sindacati Uilposte, Confsal Com, Ugl Com e Failp Cisal contrari all´accordo nazionale siglato tra l´azienda e altre organizzazioni sindacali che prevede un taglio degli addetti alla corrispondenza ed eccedenze di personale al centro meccanizzato di Brescia. Una delegazione è stata ricevuta dal viceprefetto vicario Salvatore Pasquariello.

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Giornale di Brescia, 07 aprile 2013
Poste Italiane vogliono razionalizzare All'orizzonte nuove chiusure di uffici

ROMA Si profilano all'orizzonte nuove possibili chiusure di uffici postali, dopo le oltre mille previste per lo scorso anno. L'elenco è nel Piano di razionalizzazione degli uffici antieconomici finito su ltavolo dell'Autorità di settore, che ha deciso di avviare un'istruttoria
per vederci chiaro e assicurarsi che gli obblighi di servizio universale in capo al gruppo siano rispettati. E che una piccola rivoluzione organizzativa sia in corso nell'azienda si evince
anche dall'accordo raggiunto con i principali sindacati, che vede oltre 5.800 "eccedenze", vale a dire personale che va ricollocato all'interno del gruppo con diverse mansioni.
La decisione dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, presa dal Consiglio nella riunione del 21 marzo, si basa su quanto successo con il piano dello scorso anno. Il 16 febbraio 2012, infatti, Poste italiane aveva inviato all'Agcom un programma di razionalizzazione che prevedeva, secondo alcune fonti, la chiusura di 1.152 uffici e la riorganizzazione oraria per altre 634 strutture: sul punto, la stessa Agcom afferma di aver ricevuto "numerose segnalazioni dei Comuni interessati dagli interventi di chiusura e/o rimodulazione oraria degli uffici postali", che manifestavano "dissenso" e lamentavano "le ripercussioni negative in termini di fruibilità del servizio postale universale". Con il piano di quest'anno, acquisito dall'Agcom lo scorso 21 febbraio, l'Autorità vuole quindi evitare altri disagi: per questo il Consiglio ha avviato l'istruttoria "per valutare la congruità dei criteri di distribuzione dei punti di accesso alla rete postale". In sostanza, i commissari vogliono essere sicuri che tutti i cittadini italiani, compresi quelli che abitano nelle "isole minori" e nelle "zone rurali e montane", possano accedere a tutti i servizi postali.
Obiettivo dell'azienda è dunque quello della spending review, sempre più necessaria non solo per la crisi economica,ma anche per la"crescente e significativa contrazione dei volumi
della corrispondenza", determinata anche dalla grande diffusione della e-mail.

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Giornale di Brescia, 07 aprile 2013
POSTE
Così ho spedito lettere con bolli in vecchie lire
Per anni ho fatto collezione di francobolli, ultimamente però volendo snellire la collezione ho deciso di utilizzarne alcuni per l'invio di corrispondenza.
Prima di farlo,trattandosi di francobolli ancora in lire, mi sono informato presso le poste centrali di piazza Vittoria se tali francobolli potevano essere ancora utilizzati; mi è stato
detto che,nel rispetto delle tariffe vigenti, anche i francobolli in lire si potevano ancora utilizzare. Saputo ciò mi sono recato presso l'ufficio postale di Buffalora per spedire alcune lettere all'estero affrancate con i francobolli in lire. Qui però gli addetti all'ufficio si sono rifiutati di ricevere le missive e in più, a fronte delle mie insistenze mi hanno
letteralmente cacciato dall'ufficio. Al che mi sono recato presso le poste centrali di piazza Vittoria e lì sono riuscito a spedire tranquillamente quanto dovevo con i francobolli
in lire. Quindi se a qualcuno capitasse di avere dei francobolli in lire e volerli utilizzare questi, nel rispetto delle tariffe attuali, sono ancora utilizzabili.
Davide Paghera Castenedolo

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Brescia Oggi - domenica 07 aprile 2013 ECONOMIA, pagina 29

SERVIZI. L´Agcom avvia un´ istruttoria sul rispetto dell´obbligo del servizio universale
Poste, 5.841 persone da ricollocare in azienda
Accordo con i sindacati siglato dalle categorie di Cgil, Cisl e Cisal ma non dalla Uil che contesta la mancanza di piani di rilancio

ROMA Si profilano nuove possibili chiusure di uffici postali, dopo le oltre mille dello scorso anno. L´elenco è contenuto nel Piano di razionalizzazione degli uffici anti-economici finito sul tavolo dell´Agcom, Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, che ha deciso di avviare un´istruttoria per vederci chiaro e assicurarsi che gli obblighi di servizio universale in capo al gruppo siano rispettati. Che la riorganizzazione nell´azienda sia in corso si evince dall´accordo raggiunto con i principali sindacati, che vede oltre 5.800 "eccedenze", vale a dire personale che dovrà essere ricollocato all´interno del gruppo con diverse mansioni.
La decisione dell´Agcom presa dal Consiglio nella riunione del 21 marzo, si basa su quanto successo con il piano dello scorso anno. Il 16 febbraio 2012, Poste italiane aveva inviato all´Autorità un programma di razionalizzazione che prevedeva, secondo alcune fonti, la chiusura di 1.152 uffici e la riorganizzazione oraria per altre 634 strutture. Sul punto, l´Agcom afferma di aver ricevuto "numerose segnalazioni dei Comuni interessati dagli interventi di chiusura e, o, rimodulazione oraria degli uffici postali", che manifestavano "dissenso" e lamentavano "le ripercussioni negative in termini di fruibilità del servizio postale universale".
Con il piano di quest´anno, acquisito dall´Agcom il 21 febbraio, l´Autorità vuole quindi evitare altri disagi: per questo il Consiglio ha avviato l´istruttoria "per valutare la congruità dei criteri di distribuzione dei punti di accesso alla rete postale". In sostanza, i commissari vogliono essere sicuri che tutti i cittadini italiani, compresi quelli che abitano nelle "isole minori" e nelle "zone rurali e montane", possano accedere a tutti i servizi postali.
Obiettivo dell´azienda, come del resto anche negli scorsi anni, è dunque la spending review, sempre più necessaria non solo per la crisi economica, ma anche per la "crescente e significativa contrazione dei volumi della corrispondenza", determinata anche dalla grande diffusione della e-mail.
La situazione è così descritta nel verbale di accordo con i sindacati (firmato il 28 febbraio con Slc-Cgil, Slp-Cisl e Failp-Cisal e ratificato dalle assemblee dei lavoratori con l´85% dei sì), che prevede 5.841 "eccedenze" da ricollocare all´interno del perimetro aziendale. Queste persone cambieranno lavoro: si tratta comunque di poco più della metà di quello che l´azienda aveva proposto all´inizio della trattativa, e ciòè 9.273. Nell´ambito dell´accordo, inoltre, sono previsti anche prepensionamenti: ogni 100 lavoratori che andranno via, ne saranno assunti 20 in part time e altrettanti vedranno il contratto crescere da tempo parziale a tempo pieno. All´accordo ha detto no il sindacato Uil Poste, che lamenta "l´assenza di una credibile prospettiva di sviluppo del settore postale" e "il costante ricorso alla logica dell´efficienza senza coniugarla con innovazione produttiva e organizzativa".

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Giornale di Brescia, 04 aprile 2013
Pochi ma tenaci gli esodati delle Poste
A Brescia sit-in davanti all'Inps. Ma - forse - qualcosa si muove da Roma..

BRESCIA Un sit-in di protesta, per quella che è stata ribattezzata la "guerra dei poveri". E' la battaglia degli esodati delle Poste Italiane contro Inps e Ministero del Lavoro. Un'esigua rappresentanza bresciana si è data appuntamento ieri mattina alle 9.30 davanti alla sede Inps di via Benedetto Croce, in contemporanea con altre città italiane. Qualche cartello, tanta voglia di chiarezza. Chiarezza su quei provvedimenti presi dal governo per ovviare a un proprio errore, le cosiddette "lettere di salvaguardia". "Sono andata in pensione a 59 anni, ho accettato l'esodo incentivato perché avevo una mamma disabile", racconta Paola Preti, ex impiegata PT nella sede di Bedizzole. "Il Ministro Fornero aveva promesso di risolvere il problema entro novembre, le ho scritto tante lettere: non mi ha mai risposto". "Non si sa con che criterio sia fatta la graduatoria per gli scaglioni di salvaguardia-aggiunge Franco
Carrera, ex impiegato PT a Bedizzole - è una lotteria". Nei quindici mesi trascorsi dalla riforma Monti-Fornero, Inps e Ministero del Lavoro non hanno saputo organizzarsi per farsi trovare pronti quando i primi beneficiari delle salvaguardie avrebbero dovuto ricevere la pensione, cioè l'1 gennaio 2013. Ieri una ventina di delegati è stata ricevuta nella sede Inps
di Roma dal Direttore Generale Mauro Nori, che ha rassicurato sulla capienza dei numeri dei salvaguardati e darà mensilmente un quadro della situazione. Vittorio Ferramosca di Ipost ha inoltre confermato che entro dieci giorni arriveranno le lettere Inps per chi doveva percepire la pensione nei primi mesi del 2013, mentre per i mesi successivi le lettere arriveranno entro aprile. Speriamo.
Francesca Roman

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Brescia Oggi - giovedì 04 aprile 2013 CRONACA, pagina 10

PREVIDENZA.Manifestazione, ieri mattina, davanti alla sede bresciana dell´Inps, da parte di chi attende comunicazioni
Gli esodati: "Siamo stati dimenticati"
Federica Pizzuto
Nel Bresciano sono 200 gli ex postali in attesa della pensione

"Non distribuisco caramelle agli esodati": è la frase che Paola Preti, sessantunenne esodata delle Poste Italiane, ha scritto a mano sulla t-shirt che indossa, citando il Ministro del Lavoro, Elsa Fornero. "Ma neanche pensioni" ha voluto poi aggiungere Preti, sul retro della maglietta, offrendo un chiaro quadro della situazione. Già, perchè a quindici mesi dalla riforma previdenziale firmata dal ministro del welfare, che porta la data di dicembre 2011, Paola Preti è ancora tra i lavoratori che non hanno avuto notizia della propria pensione.
"Non sappiamo nulla: nè se faremo parte della prima tranche di salvaguardati, nè quando riceveremo quanto ci spetta" spiega la donna, che ieri mattina, con alcuni compagni di "sventura", ha manifestato davanti alla sede bresciana dell´Inps. Secondo quanto ci si aspettava, le prime pensioni sarebbero dovute pervenire ai beneficiari delle salvaguardie il primo gennaio 2013, ma a tutt´oggi solo una parte di essi ha ricevuto la lettera di salvaguardia, che non contiene, però, informazioni dettagliate riguardo al rilascio delle pensioni. "Vogliamo risposte" sottolinea Adele Bono, 58 anni, anche lei tra i duecento esodati bresciani delle Poste in attesa di sapere che ne è stato della propria pensione. "Nel maggio 2011, quindi in tempi non sospetti, abbiamo firmato un accordo con la Direzione territoriale del Lavoro, davanti ad un ufficiale governativo" racconta la donna, definendo la situazione sua e degli altri lavoratori "una vera e propria emergenza", in cui l´assenza di chiarimenti da parte di Inps e Ministero del Lavoro pesa non soltanto sull´animo, ma anche e sopratutto sulla qualità della vita.
"ALCUNI SONO alla canna del gas" insiste Adele Bono, e con lei è d´accordo anche Franco Carrera, 58 anni, che dice: "è una guerra tra poveri". Una guerra che procede a rilento: solo una parte (circa 40 mila) delle comunicazioni relative alla prima tranche nazionale di 65 mila salvaguardati sarebbero state inviate; i programmi necessari alla gestione di intere categorie di salvaguardati, tra cui anche i lavoratori ex i-post, sono stati rilasciati alla fine di febbraio, mentre chi non ha ancora ricevuto la lettera di salvaguardia resta in sospeso. L´ignoranza regna sovrana e lascia tutti con l´amaro in bocca e con le tasche vuote: "Non sappiamo come avverrà la salvaguardia, ma non sappiamo neanche se arriverà mai la pensione. Almeno vorremmo capire quali sono i criteri con cui vengono stilate le graduatorie" evidenzia Carrera, ricordando che esistono e sono chiariti da un decreto attuativo firmato dal ministro Fornero. Insomma, "ad oggi salvaguardati ancora zero", come recita la t-shirt di Carrera: zero certezze, zero cifre pensionistiche, zero chiarezza nei criteri, zero speranze e zero aiuti da parte delle Istituzioni. "Ci hanno abbandonato" conclude sconsolata Adele Bono, che non esclude manifestazioni più forti nella capitale.

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GIORNALE DI BRESCIA -MERCOLEDì 3 APRILE 2013 - LA PROVINCIA pag 20

Palazzolo Colpo in Posta, via i soldi delle pensioni
Tre, forse quattro banditi in azione all’orario di apertura L’auto impiegata per la fuga è stata data alle fiamme

PALAZZOLO Le lacrime di alcune anziane sono più eloquenti di mille parole. La loro disperazione per la pensione negata per una rapina, nel giorno in cuiavrebberodovuto ritirarla, ha gettato diverse persone nello sconforto dettato dall’ansia che attanaglia chi si trova a dover fare equilibrismi con i pochi euro che ha a disposizione per tirare avanti un mese intero.
Uno scossone per la vita di chi deve dipendere da quel denaro dovuto ai tre, forse addirittura quattro banditi che ieri mattina presto, all’apertura, poco dopo le 8.30, hanno fatto irruzione nell’ufficio postale di via Zanardelli a Palazzolo e si sono fatti consegnare gli euro che i dipendenti avrebbero dovuto poi girare ai pensionati del paese.
Ma non solo, sicuramente c’era pure dell’altro denaro tanto che il bottino ammonta a più di 15mila euro, anche se i conteggi non sono ancora ultimati.
I malviventi entrati in azione dovevano essere dei professionisti del settore. Sono entrati in Posta in due, uno dei quali impugnava una pistola. Nel varcare la soglia - che non è protetta da bussola - si sono calati sul viso il passamontagna e poi con sicurezza hanno urlato agli impiegati di «tirar fuori i soldi».
Cosa che i dipendenti hanno fatto vista la minaccia dell’arma impugnata. I due hanno quindi infilato le mazzette in un borsone e sono fuggiti salendo su una Audi 80, sulla quale li stavano aspettando altri due complici che hanno fatto da palo, per assicurarsi che non arrivassero pattuglie delle forze dell’ordine mentre gli altri due banditi si trovavano all’interno.
La vettura è stata poi ritrovata lungo la strada che porta nella Bergamasca, completamente bruciata. Dal numero di targa i carabinieri del Nucleo operativo che sono intervenuti, sono riusciti a scoprire che la vecchia Audi era stata rubata cinque giorni fa a Rovato. Impossibile ottenere elementi utili alle indagini da quell’automobile distrutta dalle fiamme.
Secondo le testimonianze raccolte dagli investigatori della Compagnia di Chiari pare che il bandito che si è rivolto agli impiegati presenti al momento della rapina fosse italiano. Non sono state accertate particolari inflessioni dialettali.
L’ufficio postale non è dotato di telecamere, ma i militari sperano di poter ottenere qualche immagine utile da altri sistemi di videosorveglianza posti a Palazzolo, così da ricomporre il puzzle e risalire ai responsabili.
Daniela Zorat

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Brescia Oggi mercoledì 03 aprile 2013 PROVINCIA, pagina 19

PALAZZOLO. Ieri mattina poco dopo l´apertura sono entrati negli uffici dal retro e, pistole in pugno, hanno svuotato i cassetti sotto gli occhi di una dozzina di clienti

Rapinatori alle poste, in fuga con le pensioni

Giancarlo Chiari

Armati, hanno minacciato portalettere e impiegati facendosi consegnare circa ventimila euro Abbandonata e bruciata l´auto usata per scappare

Alcuni banditi armati e mascherati hanno messo a segno ieri mattina una rapina all´ufficio postale centrale di Palazzolo, in via Zanardelli, portandosi via un bottino consistente, visto che ieri era giorno di pagamento delle pensioni.
I rapinatori - quattro o cinque, visto che le testimonianze non sono concordi - con freddezza hanno svuotato i cassetti degli impiegati sotto gli occhi di una dozzina di anziani che si erano presentati di buon´ora per ritirare la pensione. Dimostrando di conoscere i "buchi" della sicurezza dell´ufficio - senza telecamere all´esterno e con il cancello di accesso all´area dei portalettere guasto da tempo - hanno di fatto "replicato" la rapina del 5 dicembre 2009, che fruttò circa 100mila euro, seguendo un piano ben preciso. Passando sul retro dell´agenzia di Banca Intesa, i malviventi si sono mossi evitando di spaventare sia gli impiegati che i clienti. Entrati dal cancello posteriore, aperto, e saliti i pochi gradini d´ingresso, sono entrati nel locale per lo smistamento della corrispondenza bloccando i portalettere. Due di loro, mascherati e pistola in pugno, sono entrati nell´ufficio mentre gli impiegati si accingevano a pagare le prime pensioni della giornata.
In pochi minuti si sono impadroniti delle mazzette e sono poi ritornati sul retro, dove hanno raggiunto una vecchia Audi 80 bianca (risultata rubata) con il motore acceso. Il complice che li attendeva a bordo è partito sgommando con le portiere semiaperte, raggiungendo il piccolo parcheggio privato all´inizio di via Galignani. Scesi dall´Audi, i banditi sono saliti su un furgone dopo aver incendiato la vettura.
I carabinieri hanno dato il via alle indagini partendo dai resti dell´automobile. Nessuno avrebbe assistito al cambio di veicolo, per cui le indagini si basano su alcuni testimoni che avrebbero notato soltanto la partenza del furgone.
L´ufficio postale è rimasto chiuso per l´intera giornata. Il bottino si aggirerebbe intorno ai 20mila euro.

Brescia Oggi - mercoledì 03 aprile 2013 PROVINCIA, pagina 19

Il terzo colpo in cinque anni: stesso cliché

è la terza rapina in cinque anni all´ufficio postale di via Zanardelli a Palazzolo.
La prima risale al 19 novembre 2008: alle ore 19 una banda taglia le sbarre di una finestra laterale, entra nella stanza dei postini e rinchiude i cinque impiegati nella stanza blindata. Bottino: 50 mila euro.
La seconda rapina - praticamente una fotocopia di quella di ieri - avviene il 5 dicembre 2009: alle 8,30 tre banditi entrano dal cancello sul retro, minacciano i postini con le pistole ed entrano nell´ufficio dove si trovano gli impiegati e il direttore, facendosi aprire la stanza blindata, Al piano di sopra Luciano Zanni, dirigente dello smistamento, nota un rapinatore e chiama i carabinieri, ma i malviventi, riempiti i sacchetti di banconote (per un totale di 100 mila euro) fuggono su una Fiat Uno rubata, lasciata poi in fiamme nel parcheggio del cimitero di San Pancrazio. G.C.C.