LA STAMPA DI GENNAIO 2014
Giornale di Brescia, 31 gennaio 2014 INEFFICIENZA Da alcune settimane si legge sulla stampa di vicende che riguarderebbero le Poste Italiane,da un possibile loro ingresso nel capitale di Alitalia al progetto di parziale liberalizzazione che il governo si appresterebbe a formulare. Intanto però capita di riscontrare con sempre maggior frequenza e con crescente disappunto l’inefficienza nello svolgimento di quello che dovrebbe essere la principale ragione d’impresa delle poste: una gestione minimamente efficiente della corrispondenza. Due esempi: circa due mesi fa mi è capitato di spedire circa duecento lettere per posta ordinaria –comunque prioritaria qualsiasi significato possa avere per poste italiane la parola «prioritaria». La spedizione avrebbe dovuto avvenire tramite lo sportello di poste impresa al quale il pacco di lettere era stato consegnato con pagamento del relativo sovraprezzo di cinquanta centesimi a lettera per una spesa complessiva diCentoquarantatre euro. Lettere ad oggi mai recapitate e senza rimborso alcuno della spesa sostenuta trattandosi, a detta di Poste italiane in risposta al reclamo presentato, di corrispondenza «non tracciabile» in barba al sovraprezzo richiesto. Risultato centoquarantatre euro buttati e lettere che ancora giacciono in chissà quale scantinato. Secondo esempio: avendo trovato un sabato pomeriggio l’avviso di un raccomandata uno da ritirare, nelle giornata di lunedì, seguendo le istruzioni indicate nell’avviso, ho provveduto a concordare la seconda consegna per il giorno successivo come previsto per quel genere di corrispondenza. Non si è visto nessuno ed alla fine ho dovuto andarmela a ritirare all’Agenzia 6 dove, per qualche misteriosa ragione, era stata nel frattempo trasferita invece di essere consegnata al mio domicilio. Io non voglio sapere se tale inefficienza è generalizzata o una peculiarità della provincia di Brescia.Né tantomeno mi interessa sapere quale sia l’ufficio responsabile di questi disguidi che mentre danneggiano gli utenti rappresentano comunque un introito per le poste - vedi i centoquarantatre euro di cui sopra. Mi chiedo però se prima di pensare di acquistare aerei (per poi magari «dimenticarli» in qualche hangar) non sia il caso di investire qualcosa per migliorare un servizio del tutto inadeguato. Sergio Bona Brescia |
Giornale di Brescia, 30 gennaio 2014 Tre rapine in un anno: impiegata risarcita dalle Poste RAVENNA Vittima di tre rapine in un anno nell’ufficio postale dove lavorava, a Ponte Nuovo di Ravenna, tra il luglio 2002 e 2003, subì un forte trauma che la costrinse al prepensionamento. Il giudice del lavoro ha stabilito che l’azienda non fece quanto doveva per garantire la sicurezza dei lavoratori e ha condannato Poste Italiane a risarcire all’ex dipendente una somma di 87.000 euro,comprensiva delle spese. La donna, che oggi ha 58 anni, fu minacciata e intimorita con armi da taglio e da fuoco puntate alla gola e in mezzo agli occhi: episodi che le provocarono disturbi della memoria, del sonno, attacchi di panico. Uno stress emotivo configurabile come malattia professionale che portò al pensionamento anticipato per inidoneità totale e permanente al lavoro. L’impiegata chiese un indennizzo all’Inail,che glielo riconobbe nella misura di meno di 4mila euro. Una somma ritenuta troppo esigua, che la convinse a ricorrere al giudice del lavoro e a citare in giudizio le Poste. Il giudice ha riconosciuto l’azienda responsabile della malattia sotto il profilo dei mancati interventi per la sicurezza dei dipendenti. I tre assalti avevano avuto forti ripercussioni sul personale dell’ufficio: «Si viveva nel terrore» ha testimoniato qualcuno di loro. Dopo la terza rapina fu inviata una guardia giurata, ma solo per qualche mese. Nell’ufficio, un tempo ’blindato’, nei primi anni Duemila era stato adottato un modello che prevedeva il contatto diretto fra impiegati e pubblico, e l’unico sistema antirapina era un pulsante di allarme sotto il bancone, oltre alla cassaforte temporizzata:«Due strumenti a tutela del denaro,non dei dipendenti», ha scritto il giudice, secondo cui la direzione delle Poste avrebbe dovuto installare vetri e porte blindate, telecamere, metal detector, oltre a una vigilanza esterna e un miglior raccordo con la polizia. «Inammissibile» è stato definito dal giudice il fatto «che fossero i dipendenti a doversi proteggere». |
Giornale di Brescia, 25 gennaio 2014 La presente per segnalare il mancato funzionamento del recapito della posta nella zona di San Bartolomeo. Sono in attesa dai primi di gennaio di alcuni invii postali (tra cui uno abbastanza importante )ma a tutt’oggi, 15/01/2014 non ho ricevuto nulla. Gli estratti conto bancari me li faccio inviare via e-mail altrimenti non arrivano più. Nella mia cassetta delle lettere (sono una privata cittadina) ho trovato l’estratto conto della lavanderia di via Tirandi 30, mentre io abito in via Scuole 30.Hoinviato già 2 reclami all’ufficio preposto delle poste di Brescia col risultato di vedermi recapitare in un sol colpo, 3 numeri di una rivista settimanale cui sono abbonata. Questo disservizio non riguarda appena me ma l’intero quartiere. A questo punto mi dica Lei cosa posso fare, visto che ho tentato di tutto ( lePoste Italiane di Brescia non accettano e-mail). |
Brescia Oggi - sabato 25 gennaio 2014 ECONOMIA, pagina 33 Magda Biglia |
Giornale di Brescia, 22 gennaio 2014 |
Giornale di Brescia, 11 gennaio 2014 Fincantieri dopo Poste: via alle privatizzazioni ROMA Il cantiere delle privatizzazioni si mette in moto. Dopo l’accelerata di giovedì sera su Poste, di cui andrà sul mercato una quota del 30-40% forse già entro quest’anno, di ieri è l’annuncio che il governo intende quotare in Borsa Fincantieri prima della prossima estate. È stato il viceministro allo Sviluppo economico, Antonio Catricalà, a fornire qualche dettaglio sul percorso scelto per Poste. La quotazione «è plausibile entro l’anno», ha spiegato il viceministro, aggiungendo che l’intenzione è di privatizzare una quota del 30-40%, lasciando quindi l’azienda nella sua interezza e assicurando una solida maggioranza alla mano pubblica, senza procedere a quello spezzatino che sembrava una delle opzioni sul tavolo. Quello che appare certo, comunque, anche in base a quello che aveva detto poche settimane fa lo stesso presidente del Consiglio Enrico Letta, è che ai dipendenti sarà riservata una partecipazione, così come avvenuto in altre operazioni del genere, per esempio quella di Telecom Italia. «Sarebbe opportuno - ha infatti rilevato Catricalà - un coinvolgimento dei dipendenti nella privatizzazione», visto che oltre tutto «l’ipotesi è ben vista dai sindacati».Elementi in più sulla dismissione della quota potrebbero comunque arrivare dalle audizioni dello stesso Catricalà e dell’a.d. Massimo Sarmi alla commissione Trasporti della Camera in programma nelle prossime settimane. Ancora più rapido potrebbe essere l’iter per lo sbarco in Borsa di Fincantieri. Da tempo l’a.d. Giuseppe Bono afferma che il gruppo leader nella cantieristica è pronto per la quotazione e oggi il presidente Vincenzo Petrone ha parlato della finestra di fine primavera: Fincantieri, ha detto Petrone, «è tra le società che prima dell’estate andranno in Borsa con una quota non di controllo». Il dossier è comunque in mano a Cdp, che controlla Fincantieri attraverso Fintecna e che si preparerebbe a individuare l’advisor finanziario per l’operazione. Petrone parlava a margine della riunione alla Farnesina dell’International Business Advisory Council: all’incontro hanno partecipato i rappresentanti di una cinquantina di multinazionali |
Giornale di Brescia, 09 gennaio 2014 REZZATO |
Brescia Oggi - lunedì 06 gennaio 2014 PRIMAPAGINA, pagina 1 Disoccupata trova un tesoro in cantina Un tesoro in bianco e nero, coperto dalla polvere dei ricordi che per decenni, tra il marasma di vecchi scatti fotografici, ha nascosto alla memoria anche la carta oramai sgualcita e logora di un buono postale fruttifero del 1953. E il ricordo, chiuso in una scatola prima di riemergere dall´umido, ai tempi valeva centomila vecchie e compassate lire. Una cifra che ha fatto tremare il cuore (e non solo) di Alessia Ricci, 30 anni, che, dopo la maturità classica all´Arnaldo si è trasferita a Milano per studiare Scienze Politiche, quindi è emigrata a Roma e adesso vive come bresciana trapiantata a Taranto. Disoccupata e madre di Luca, 3 anni, la giovane ha chiesto di poter incassare il buono ritrovato nella casa dei nonni, in via Edmondo De Amicis a Brescia. A dire il vero la scoperta fortunata è del febbraio 2013, quando la ragazza ha aperto la vecchia scatola di legno trasformata in forziere. Oggi quel pezzo di carta varrebbe 350 mila euro, centesimo più centesimo meno. Ma il condizionale è d´obbligo visto che tutto dipenderà dalle risposte che Poste e Ministero daranno alla richiesta presentata da «Agitalia» il 10 dicembre. E Alessia incrocia le dita: «Finché non arrivano i soldi sto con i piedi per terra - ha spiegato la giovane -. Nel fare le pulizie, abbiamo trovato un involucro con vecchie foto, lettere, documenti e questo buono del 1953, di uno zio deceduto senza figli...». Ora, tra interessi, rivalutazione e capitalizzazione, quel pezzo di carta dimenticato con la polvere varrebbe un piccolo tesoro. L´ultima parola spetterà a Poste italiane e al ministero delle Finanze,con il rischio che la favola finisca in cornice assieme alle foto seppiate. giuseppe.spatola@bresciaoggi.it |